Quando Lisa Brennan-Jobs aveva 37 anni, a Hollywood fecero un film su suo padre. Suo padre era morto quattro anni prima, si era rifiutato di riconoscerla per gran parte della sua infanzia, e si chiamava Steve Jobs. Nel film, Lisa adolescente gli rinfaccia le sue inadeguatezze. Lo sceneggiatore raccontò che, dopo aver visto la scena, Lisa gli aveva detto che le sarebbe tanto piaciuto aver trovato quelle parole, essere stata capace di affrontarlo così; lui le spiegò che quella scena l’aveva scritta e riscritta, mica si riesce improvvisando a rimproverare così bene un padre stronzo.

lisa jobs oggipinterest
NBC//Getty Images

L'autobiografia di Lisa Jobs

Per i suoi 40 anni, Lisa si è regalata tutte quelle parole che non ha saputo dire al padre da vivo. Le ha messe in ordine in un’autobiografia (Pesciolino, Rizzoli) che è una sfilza di aneddoti pronti per un secondo film su Jobs – o sulle famiglie infelici. Gli avvocati che, dopo aver rimandato per anni, affrettano il riconoscimento perché la cifra che Steve deve pagare a Chrisann sia stabilita prima che Apple venga quotata in Borsa; lei e la madre squattrinate che vanno a rubare un divano a casa del padre; Jobs che le dice «Sono una delle persone più importanti che conoscerai» (e viene il sospetto che non intenda importanti emotivamente ma socialmente); lei che è l’unica della scuola a non saper leggere ma dice a sconosciuti «Mio padre è Steve Jobs e io sono la bambina più intelligente del mondo»; il padre che la sveglia di notte, undicenne, per chiederle il suo parere sulla nascente relazione con Laurene (che poi diventerà sua moglie; avranno tre figli legittimi che sono gli unici citati nella biografia ufficiale di Jobs sul sito della Apple; Lisa vivrà con loro durante il liceo); il padre che la porta, universitaria, a fare una vacanza di lusso alle Hawaii e poi se la prende coi camerieri per un’ordinazione lievemente imprecisa. In quella scena lì c’è un dettaglio con cui empatizzerà chiunque abbia avuto un padre disfunzionale: il sollievo nel vederlo strapazzare qualcun altro, l’istinto a dargli man forte, perché se ti allei col carnefice non sarai, almeno per questa volta, vittima.

Steve Jobs Introduces iCloud Storage System At Apple's Worldwide Developers Conferencepinterest
Justin Sullivan//Getty Images
Steve Jobs.

Lisa Brennan-Jobs e il rapporto con la madre

Non che la madre esca meglio dal libro: lagnosa, isterica, priva di senso pratico e impegnatissima a compiangersi per la propria condizione di ragazza madre; ma, probabilmente felice dei diritti d’autore che verranno incassati dalla figlia, Chrisann ha detto che le ha fatto male leggerlo, ma è tutto vero. Laurene, invece, ha fatto sapere che quello non è lo Steve che lei ricorda. Lisa continua in ogni intervista a dire quanto amasse il padre e quanto questo libro non sia il solito memoir diffamatorio ma il racconto di una figlia amorevole. Quel film in cui gli rinfacciava le mancanze di padre finiva con Jobs che, indicando il walkman con cui ascoltava le musicassette, le diceva che non poteva andare in giro con un coso così ingombrante, gliene avrebbe inventato uno più piccolo. E insomma i padri ideali sono altri e non sarà per lei che il mare sa di sale, ma è per lei che è stato inventato l’iPod.