Fa caldo, a Parigi. Dalle ampie vetrate dell’hotel in place Vendôme penetrano lame feroci di luce, filtrata appena dai tendaggi su cui armeggiano camerieri in livrea. L’allestimento per la capsule collection è pronto, i vestiti sui manichini, le luci al posto giusto, i vol-au-vent sui vassoi. L’ambiente neoclassico è avvolto in un silenzio carico di mistero. Annunciata dal battere ritmico di un ventaglio, la dea fa ingresso nel salone: alta, di giallo vestita, Ashley Graham si sventola indolente, incedendo come Giunone nel suo tempio. Influencer e attivista (7 milioni di follower su Instagram), stilista e scrittrice (un’autobiografia, durissima, e un romanzo), amante delle sirene, dei maccheroni al formaggio e dei film in bianco e nero, Graham è la prima indossatrice di taglia 50 a raggiungere lo status di supermodella. Un primato che oggi, nell’olimpo della moda, è l’unica a esibire con orgoglio.
Quando non sfila, come si veste?
Generalmente preferisco stare comoda. Ma se devo partecipare a un evento, e voglio essere stupenda, mi dico: ok Ashley, in fondo non hai bisogno né di respirare, né di camminare. Devi solo essere bellissima. Se ho un’aria strana, sul red carpet, è perché spesso non respiro.
Ha anche disegnato delle collezioni. A cosa si ispira?
Ai colori, alle forme, alle persone che seguo su Instagram e a quelle che ho la fortuna di osservare per le strade di una città cosmopolita come New York. Ma soprattutto, quando creo, penso agli abiti che vorrei indossare io e che non trovo da nessuna parte. Capita spesso. È sempre la stessa storia: gli stilisti disegnano per taglie 40, ma io sono una 48, a volte una 50.
Cos’è la bellezza per lei?
Per me la bellezza coincide con la sicurezza. Se una donna è sicura di sé, appare bella. E lo è.
Ma come si fa a trovarla, questa sicurezza?
Sarebbe magnifico poterla ottenere schioccando le dita. Invece l’unica strada possibile consiste nell’intraprendere, con molta serietà, un viaggio dentro se stesse. Mi ricordo quando non mi piacevo. Mi guardavo e mi vedevo brutta. Ho dovuto cambiare il mio modo di pensare, amarmi per la persona che sono, per le cose che faccio. Oggi sono orgogliosa della donna che sono diventata.
Quando si guarda allo specchio, oggi, su quale parte del corpo indugia?
Lo stomaco. Quando avevo 15 anni andai a un casting per modelle e mi chiesero di alzare la maglietta: per loro era fondamentale che avessi lo stomaco piatto. Ero una ragazzina. Mi scioccò.
La bellezza è potere?
Sì. Io sono una bella donna. Sono una modella. E uso questo mio piccolo potere, sui social per esempio, per far sentire le altre donne a loro agio con il corpo. Mentre progredivo nella carriera ho avuto accanto persone che mi incoraggiavano, ma anche tante altre, nell’industria della moda, che mi dicevano che non ce l’avrei mai fatta perché ero grassa. Se la bellezza è potere, oggi quel potere io lo voglio usare per cambiare la testa delle persone.
I social media, in questa battaglia, possono essere un’arma a doppio taglio.
Non seguo chi vuole farmi del male: quello che si dice sui social ci rimane dentro inconsciamente, anche quando crediamo di non dargli peso. Però non posso ignorare il fatto che senza i social, probabilmente, non sarei qui. Mi hanno permesso di far sentire la mia voce, di mettermi in contatto con altre donne.
Donne. E gli uomini? I maschi sono immuni dal bodyshaming?
Hanno problemi con il loro aspetto come li abbiano noi, con delle differenze. Se un uomo è grasso nessuno lo giudica per le sue dimensioni, nessuno lo guarda con disprezzo quando entra in una sala d’attesa, nessuno trova normale deriderlo.
Oggi le curvy “giocano” nella stessa categoria delle skinny: battaglia vinta?
Ci abbiamo messo troppo tempo per arrivare a questo risultato. Adesso vediamo modelle curvy sfilare in passerella, in pubblicità, nelle campagne di moda. L’atteggiamento generale sta cambiando? Sì. Abbiamo raggiunto l’obiettivo? No. Ce l’avremo fatta quando non dovremo più parlarne.
Le piacerebbe parlare d’altro?
So che mi faranno queste domande fino all’ultimo giorno della mia vita. E so anche che per tutti sarò sempre “la modella curvy”. Alla gente piace dare etichette, perciò io mi sono fatta un favore: l’etichetta curvy me la sono data da sola. Ma nella mia testa sono una modella e basta.
Nella biografia racconta di errori commessi nel passato. Scelte, uomini sbagliati.
Da qualche parte nel mondo c’è una ragazza che sta vivendo le stesse esperienze. Mi interessava dimostrarle che anche se fai scelte sbagliate, se hai un fidanzato che non ti rispetta, se hai dipendenze dal cibo o altro, ce la puoi fare lo stesso. È ok. Si possono commettere degli errori e poi rialzarsi. Scriverlo è stato terapeutico.
Oggi che rapporto ha con il cibo?
Il cibo è sempre una questione centrale per una modella. Mi preoccupo del cibo, sì, ma prima di tutto di me stessa. Mi interessa promuovere l’immagine di un corpo sano.
E come facciamo a stabilire che un corpo è sano?
Non lo stabiliamo noi. Lo decidono le persone che vivono quel corpo. E lo dice la medicina. Conosco bulimia e anoressia. Io stessa ne ho sofferto. Ho usato il cibo come uno strumento per comunicare le mie emozioni. Ne ho parlato pubblicamente. Anche oggi, ogni tanto, sento di avere molto lavoro da fare per uscirne. Forse per me quella con il cibo sarà sempre una battaglia: ma è una battaglia che vale la pena combattere.
Come si immagina fra dieci anni?
Con un paio di figli: anche se né io né mio marito sentiamo la pressione di farli subito, li vorrei. E magari con un lavoro un po’ più rilassante.
(Nella foto d'apertura, Ashley Graham indossa un chiodo di nappa con impunture e jeans di cotone spalmato, Ashley Graham x Marina Rinaldi. Styling Michela Buratti. Trucco Tyron Macchausen. Capelli Franco Gobbi.)