Il grado di fibrillazione per il suo arrivo al Lido, dove ha inaugurato la 75ma Biennale cinema di Venezia, avrebbe comodamente giustificato un pirotecnico sbarco, anziché dal motoscafo d’ordinanza, dall’Apollo 11 che pilota in First man - Il primo uomo di Damien Chazelle, film in cui interpreta Neil Armstrong, il primo uomo sulla Luna. Invece il primo uomo a calcare il tappeto rosso di questa edizione della Mostra del cinema, dove proprio due anni fa il suo (primo) film con Chazelle, La la land, iniziava la folle corsa verso gli Oscar, ostenta – insieme alla solita deplorevole collezione di gilet e cardigan a losanghe – un profilo basso.
A dispetto dei conclamati talenti (attore, cantante, ballerino), di una solida carriera iniziata a 12 anni, di un fascino straripante, per quanto controverso. I suoi detrattori s’annidano soprattutto in quell’altra metà del cielo e vantano, va detto, un discreto senso dell’umorismo. Finalmente gli conosceremo un’altra espressione, oltre al sorriso sghembo da triglia – è una delle battute che circola – il sorriso sghembo col casco da astronauta.
Forse ignorano, i suddetti detrattori, che quel ghigno laconico à la Buster Keaton è la più insidiosa pietra d’inciampo d’ogni romantica. Andassero piuttosto a spigolare l’agiografia, laddove Ryan Gosling ama definirsi un maschio evoluto, addirittura un femminista. Che è cresciuto e vive in mezzo alle donne e ormai pensa come loro. Sì, e poi va a caccia di gloria (e Oscar) tra le stelle, con buona pace della moglie e collega, la stratosferica Eva Mendes, che ha rinunciato alla carriera per badare alle figlie.