Come vi trovate, voi, nella vostra bolla social? Io molto bene, grazie, così bene che mi sento pienamente nell'anno corrente 2018, ovvero un tempo straordinario per il genere umano, nel quale le discriminazioni, di razza, orientamento sessuale, indirizzo spirituale, vocazione alimentare o pura semplice estetica, si vanno via via assottigliando, in favore di un abbraccio caldo tra diversità. Ci sto da dio, nella mia bolla fluida, e tendo a volermici cullare, nutrendomi per lo più di notizie positive come queste che mi rassicurano sul fatto che ci stiamo muovendo verso un futuro via via migliore. Poi, però, tocca anche uscire dal proprio guscio, specie se di lavoro si raccontano i fatti degli altri, e quello che ho visto ieri mi ha ingrigito di colpo i capelli, e fatta sentire come se fossimo magari non nel Medioevo citato dalla involontaria protagonista della vicenda Emma Marrone, ma negli anni Cinquanta sì. Perché solo allora, ovvero mezzo secolo e passa fa, la presunta omosessualità di una cantante famosa avrebbe potuto essere materia di pruriginoso interesse. Ma è evidente che mi sbaglio, e anche di grosso, visto che un professionista del settore come Fabrizio Corona ha scelto di sbattere sulla cover del suo sottilissimo Io Spio la domanda "Emma lesbica? Tutta la verità" - per poi scegliere però di prendere le distanze dalla stessa copertina.

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La risposta di Real Brown, come Emma si fa chiamare su Instagram, è stata piuttosto schietta, essendo lei un esemplare di giovane donna poco, grazie al cielo, votata al subire senza ribattere: "Adesso ve la dico io la verità"- ha scritto sui social ai suoi 3 milioni di follower -"la verità è che fate schifo, molto schifo! La verità è che questo Paese sta tornando nel Medioevo e l’omosessualità sta diventando un problema da “combattere”. Con questo titolo da quattro soldi frutto di un “giornalismo” alla deriva non state ferendo me, che ho le spalle larghe e le vostre cazzate me le metto in tasca da 10 anni. Con questo titolo avete offeso la vostra dignità in primis e poi quella degli altri". E il punto è proprio questo: l'essere gay in Italia è ancora qualcosa di cui sparlare. Possibilmente in modo velenoso, malevolo, da bulli. E quello, ovviamente, è un titolo intriso di bullismo verso il mondo gay. Perché significa che i gay e le lesbiche sono i diversi da andare a scovare (cacciare?) nel torbido del loro mondo nascosto. E se c'è chi, come Ermal Meta, mette giustamente in ridicolo il sistema della macchina del gossip piccolo, piccolo così, in tantissimi hanno preso parecchio sul serio la faccenda, commentando a valanga sotto lo sfogo della cantante.

E per una Mannoia che si chiede "Ma può essere che nel 2018 si debba discutere ancora di questo? Se una è lesbica, gay, etero o come cavolo le pare?", una Bertè che si domanda "come tornare indietro da questo Medioevo", una Levante che in buona sostanza sostiene che anche se si è personaggi pubblici non si è tenuti a parlare della propria sfera privata, e davvero un sacco di fan di Emma che si chiedono stupiti "E anche se fosse? Che cambia?", c'è chi travisa e consiglia "di denunciare i giornalisti responsabili", come, di nuovo, se l'appellativo "lesbica" fosse al pari di qualcosa di simile a "ladra" o peggio. Non è semplice, pur riuscendo a spiegarsi in modo limpido come ha fatto Emma, tracciare una riga che separa il "mi sento offesa dal fatto che mi diano dell'omosessuale" dal "non è giusto che si indaghi attorno a una possibile omosessualità come se fosse un atto peccaminoso". Non è facile soprattutto in un Paese dove i coming out sono pochissimi e stanno a significare che se non si sentono in potere di farlo loro, i privilegiati, più o meno belli, ricchi famosi (ditemi: quanti calciatori italiani hanno detto di essere gay? Attori? Politici? Zero, pochissimi, pochi), come potranno mai riuscirci le persone "comuni", gli operai, i professori, i medici? Ecco, questa copertina fa schifo, il commento di Emma è stato da applauso, ma il passo successivo non potrebbe, forse, essere, invece di quel non tanto a fuoco finale dove si manda un "bacio a tutti gli amici “omosessuali”", un invito ad abbattere i muri e a fare del coming out qualcosa di assolutamente normale? Forse sbaglio, ma la caccia alle streghe finisce nel momento in cui all'esistenza delle streghe si smette di credere e ci si ritrova tutti, perfettamente umani.