Pietro Castellitto non ha bisogno di mostrare la carta d'identità a un provino, giusto per farsi dare molto banalmente (e ingiustamente) del raccomandato. Gli occhi cielo sono della madre che guarda caso si chiama Margaret Mazzantini, il naso deciso del padre che guarda caso si chiama Sergio Castellitto, la complicità con il palcoscenico e il feeling con il ciak vedi sopra. Pietro Castellitto è il primogenito della famiglia con il più alto tasso di pedigree artistico dello showbiz italiano (ci sono anche i fratelli Maria, 23 anni, Anna, 20 e Cesare 14 ndr), due volte figlio d’arte, due volte predestinato, due volte fortunato, due volte sotto la lente d'ingrandimento, due volte pronto a rimboccarsi le maniche. Un doppio privilegio o una doppia condanna (dipende dai punti di vista), che i figli di conoscono a mena dito, una sfida titanica quando il paragone è di quelli che stimola (e spaventa). "Il mio cognome è quello che è, certo, sono figlio di uno dei più importanti attori italiani e di una delle più importanti scrittrici italiane, questo vuol dire che parto da 100 e che la cosa più facile è scendere a 99. Insomma, sono tutti lì pronti a dire,'sì, vabbè, è bravo, però...'", ha confessato in una vecchia intervista, mostrandosi pienamente consapevole. Les jeux sont faits.

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Chi è Pietro Castellitto, figlio di Pietro Castellitto

28 anni e una prima parte del curriculum vitae legato a doppio filo con il suo cognome (esordisce al cinema all'età di tredici anni in una piccola parte nel film di famiglia Non ti muovere, torna ad essere diretto dal papà ne La bellezza del somaro del 2010 e Venuto al mondo nel 2012 e nello stesso anno viene scelto da Lucio Pellegrini per interpretare il ruolo del figlio di Rocco Papaleo e Luciana Littizzetto nella commedia È nata una star?). Dopo sei anni di stop, tra esami di filosofia e maratone tv di Australian Open, Pietro torna sul grande schermo con La profezia dell’armadillo, il film tratto dalla prima e omonima graphic novel di Michele Rech (Zerocalcare ti dice niente?) presentato alla 75° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia per cui vince il Premio Guglielmo Biraghi ai Nastri d'argento 2019.

Due anni dopo, è pronto a tornare al Lido con la sua prima opera da regista, I predatori, in Concorso nella sezione Orizzonti a Venezia 77 e non potrebbe esserne più felice. "Sono profondamente felice che il mio film venga presentato nella sezione Orizzonti”, ha dichiarato, "lo sconquasso della pandemia ha distrutto molte certezze aprendo le porte a un nuovo scontro fra culture e visioni del mondo, premessa fondamentale per qualsiasi era artistica. C’è un che di bellico in quest’alba veneziana e farne parte è motivo di orgoglio".

Dalla laurea in filosofia al cinema

Un'ammirazione indiscussa per Friedrich Nietzsche (che sarà in qualche modo presente ne I Predatori ndr) che lo ha portato alla laurea in filosofia giusto per far contenti mamma e papà ("Mio padre mi dice sempre: 'Come il più borghese dei padri, voglio che tu ti laurei'", raccontava una manciata di anni fa), ma che non ha arginato la passione per il cinema, ma anzi, ha fomentato il suo interesse per l'introspezione a tutto tondo (In Treatment docet). Tra i prossimi progetti, di cui si è fatto un gran parlare, la serie tv di Sky Speravo de morì prima, in cui vestirà i panni di Francesco Totti (Greta Scarano sarà Ilary Blasi, Monica Guerritore mamma Fiorella e Giorgio Colangeli papà Enzo) in uscita nel 2021. Da buon romano, una venerazione per Il Capitano paragonabile giusto alla stima infinita per Roger Federer (il più lusingato sul suo profilo Instagram). "Federer è molto più di un tennista: è la metafora della fatica, del successo, un genio". Anche papà Sergio, però, non è malaccio, ma l'erba del vicino (e di Wibledon) è sempre più verde.

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