Sophia Loren oggi è ancora il simbolo dell’italianità per eccellenza, la donna del sud diventata un’icona del cinema. Quel sud che fa parte del suo Dna, che ama così tanto da tornarci, spesso, in incognito. Quel sud dove ancora riesce a commuoversi, come quando ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Napoli, nel 2016: «Queste amate strade mi ricordano la mia infanzia, la mia adolescenza, i primi film, la pizza dell’Oro di Napoli, insomma gli inizi della mia vita e della mia carriera... Grazie alla mia cara Napoli. Io ci vengo sempre molto spesso, zitta zitta ci vengo», ha detto con la voce rotta dall'emozione a una folla acclamante subito dopo aver ricevuto il riconoscimento dall'allora sindaco De Magistris («Nu bello guaglione», ha apprezzato lei).

Noi, invece, Sophia Loren l'abbiamo incontrata nell’ovattata lounge di Msc Seaview, la più grande e avveniristica nave da crociera mai costruita in Italia (msccrociere.it), di cui è madrina: la diva è un’apparizione scarlatta, le lunghe gambe snelle sottolineate dal tailleur pantalone. E se il carisma di una diva si misura con il silenzio reverenziale che cala al suo arrivo, quello di Sophia Loren non è stato minimamente intaccato dal tempo che passa. Sei al cospetto dell’ultima delle dive, la cui stessa vita è un film, e te ne accorgi quando i suoi occhi immensi, ipnotici dietro le lenti fumé, ti catturano e non ti mollano più. E quando capisci che la voglia di fare cinema non ha nulla a che fare con l’età anagrafica. Ma la tensione si scioglie in sorrisi e in chiacchiere quando oltre la diva si svela una donna piena di calore, che si emoziona raccontandoti la sua vita. La Sophia Loren figlia, mamma, nonna, moglie. Con in più, un sense of humour quasi inaspettato.

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Sophia Loren a bordo della nave da crociera MSC Seaview durante la nostra intervista.

Siamo a bordo di una nave da crociera bellissima: lei ama il mare e i viaggi?

Amo il mare, ma pensi che quando ho cominciato a fare cinema non sapevo nemmeno nuotare, persino quando ho girato Africa sotto i mari (film del 1952 ambientato su uno yacht, ndr). Perché non si andava al mare come oggi, si andava solo quando avevamo quei pochi soldini per la merendina. Quindi di mare vero ne facevamo ben poco e non si imparava a nuotare.

Com’è la vita di Sophia Loren oggi?

È bella, tranquilla. Penso sempre ai miei figli, che abitano in America con le loro famiglie e hanno dei bambini piccoli.

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Le mancano molto.

Beh sì, mi manca tutto, quindi la priorità nella mia agenda è quella di trovare delle settimane libere per andare in America a trovare i bambini e i miei figli. E non è facile, anche perché non amo l’aereo, soffro moltissimo in volo. Però, ci vado lo stesso.

Non vengono mai a trovarla?

Sì, vengono certo. Ma i bambini vanno a scuola, hanno anche loro una vita. In estate, però, è il momento perfetto per fare grandi riunioni di famiglia.

Lei è un’icona di bellezza italiana: che ricordo ha della sfilata che le hanno dedicato Dolce & Gabbana nel cuore di Napoli nel 2016?

È stata una serata in mio onore straordinaria, e poi è Napoli ed è nel mio cuore. Bello, bello, bello: veramente indimenticabile.

Torna spesso a Napoli?

Sì, certo, non con la fanfara ovviamente. Mi piace andare a scovare certi posticini che conosco molto bene.

E riesce a tornarci senza scatenare un putiferio per strada?

Si può, si può: poi io vado a Pozzuoli, che è lì vicino.

Ha qualche rimpianto?

Ma perché dovrei? Mi è andata così bene. Anche se io e mia madre abbiamo avuto una vita travagliata all’inizio, e quindi avevamo davvero bisogno del mio successo, quando desideri qualcosa ce la metti tutta anche di fronte alle inevitabili difficoltà che incontri. Non è che tutto ti arrivi così facilmente, soprattutto quando da un paese piccolo come Pozzuoli vai a Roma e ti ritrovi in una giungla: devi cominciare tutto da capo, e io avevo solo 15 anni. Però, oggi, vedendo poi il risultato che mia madre ed io abbiamo ottenuto facendo dei sacrifici enormi devo dire che non ci è poi andata così male.

Rispetto a oggi, era più facile o più difficile arrivare al successo?

Quando vuoi una cosa veramente, appassionatamente, anche se per ottenerla fai dei sacrifici non te ne accorgi neanche. Vai avanti come un carro armato. E vale ancora adesso, sì, ne sono convinta.

Cosa pensa del movimento #metoo delle attrici contro le molestie?

Credo che se ne parli troppo, è una cosa che non mi è piaciuta moltissimo quando è venuta fuori, io non mi sono mai trovata in una situazione simile. Mai. Forse perché avevo accanto a me mia madre, che mi ha insegnato tante cose. Non avrei mai potuto trovarmi in una situazione del genere, e se fosse capitato sarei fuggita. Lo capisco, sono brutte situazioni però... il rimedio c’è: andare via, correre!

La sua autobiografia, pubblicata da Rizzoli nel 2014, si intitola Ieri, oggi domani: la mia vita. Cosa c’è nel suo domani?

Il mio domani sono i miei figli, i miei nipoti, quello che faranno. E poi, ancora il cinema, che è una febbre che non mi lascia mai.

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Un intenso ritratto di Sophia Loren.

Ha qualche progetto in corso?

Sì, certo. Dovrei fare un film, con mio figlio (Edoardo Ponti, ndr). Stavo dicendo con mio marito (e la voce si incrina). Si chiama La vie devant soi, La vita davanti a sé, una bellissima storia tratta dal romanzo omonimo (dello scrittore lituano naturalizzato francese Romain Gary, ndr). Gireremo in Italia, ma ancora non sappiamo quando inizieranno le riprese. Preferisco non dire di più (secondo le indiscrezioni sarà Madame Rosa, anziana ebrea a cui è affidato il piccolo Momò, figlio di una prostituta, ndr).

C’è qualcosa che non le hanno mai chiesto?

Me la vuole chiedere lei? (ride). Ci sono cose che non si dicono mai. Diciamo che bisogna mantenere sempre alcuni segreti.

Lei è stata a suo modo trasgressiva per i tempi, quando ha dovuto concretizzare la storia d’amore con suo marito Carlo Ponti (scomparso nel 2007: i due furono persino accusati di bigamia, ndr). Si può fare tutto per amore?

Beh tutto tutto no, bisogna farlo bene, con una certa forma, credendo in quello che fai, aspettando il momento giusto. Aspettare, aspettare, aspettare. Poi magari far finta di rinunciare, poi invece sì, e di nuovo no. È lunga la strada, è lunga. Però sì, alla fine ci siamo riusciti.

Sophia Loren e Carlo Ponti, 1966pinterest
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Sophia Loren e Carlo Ponti nel 1966.