Da quando passa lunghi periodi nel suo buen retiro a Île de Ré, vicina di casa dell’ex premier Lionel Jospin, separata dalla Francia da un ponte sull’oceano, Vanessa Paradis sta sensibilmente meglio. A sei anni dalla fine della relazione con Johnny Depp (molto amato, sempre difeso: anche quando le cronache parlavano di botte alla ex, abusi e falangi mozzate), e due anni dopo l’addio al musicista Benjamin Biolay, l’attrice e cantante si è sposata, anticipando a sorpresa al 30 giugno 2018 le nozze previste per il 19 luglio, con il regista franco-marocchino Samuel Benchetrit: una cerimonia très chic davanti a pochi amici e alla figlia Lily-Rose Depp, celebrata nel paesino di Saint-Siméon, alle porte di Parigi.

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Vanessa con il nuovo marito, Samuel Benchetrit.

Già al festival di Cannes, dove era per la prima volta in concorso con il thriller Knife+Heart di Yann Gonzalez, Vanessa Paradis appariva particolarmente luminosa: lasciati alle spalle gli eccessi della vita con Depp, non ha esitato a mettersi in gioco con un film sghembo, esageratamente kitsch, in cui interpreta nientemeno che una produttrice di porno gay, lesbica e alcolizzata. Quello cui però, apparentemente, non riesce a rinunciare, sono le storie d’amore con uomini ingombranti: ex marito di Marie Trintignant – era ancora formalmente sposata con lui, quando fu uccisa dal compagno Bertrand Cantat – il neosposo Benchetrit ha fama di gran seduttore, un curriculum da regista premiato al Sundance Film Festival e un ego di quelli che ti inducono, a trent’anni, a scrivere un’autobiografia in cinque volumi. Ma a Vanessa, evidentemente, va bene così: lei, dei pirati, non ha paura.

I nuovi progetti di Vanessa Paradis

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Vanessa con la figlia Lily-Rose Depp (19 anni): da Depp ha avuto anche John Cristopher (16 anni).

Una produttrice di porno: cosa ha pensato quando le hanno proposto il ruolo?

Che era una delle sceneggiature più belle che avessi mai letto, uno dei personaggi più interessanti che mi avessero mai proposto. Ovviamente non è un film per tutti i palati, lo so.

Sceglie sempre i copioni d’istinto?

Sì. Se penso troppo al ruolo, vuol dire che non devo accettare la parte. Ho un approccio automatico, se mi piace mi piace subito.

Nel film si tratta il sesso al limite dell’esplicito. Non la spaventava?

Ma non è un film sul sesso. È un film sulla tolleranza. Oggi puntiamo il dito contro chi è diverso da noi perché la differenza ci fa paura, mette alla prova le nostre certezze. La verità è che siamo tutti uguali: non nasciamo con la stessa faccia, nello stesso Paese, ma alla fine siamo tutti esseri umani. Con gli stessi sentimenti. È un film romantico e politico.

E provocatorio...

Non pensavo a scioccare. La storia mi aveva conquistata prima ancora che potessi intuirne la potenzialità. E se c’era qualcuno che avevo voglia di “provocare”, quella ero io.

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Vanessa Paradis in una scena del film Knife+Heart.

Le piace uscire dalla sua comfort zone?

Ogni volta che fai un film è come fare un viaggio. Spesso è come andare a trascorrere una vacanza nella tua città natale, in un luogo che conosci bene. A volte invece parti e vai lontano. Per questo ero così emozionata. È stato un viaggio particolare. Prezioso.

In valigia ha messo parrucche e stivali di pelle. Rossa.

Mi sono divertita da morire. Basta indossare un paio di stivali così per sentirti immediatamente addosso un’energia fortissima. Dipende dal colore, credo: il rosso ti potenzia. E la parrucca biondo platino, i vestiti blu elettrico... una carica nuova.

Un personaggio femminile forte, il suo. Non se ne vedono tanti al cinema.

Ma le cose stanno cambiando. Tutto quello che è stato scoperto, e detto, dalle donne durante quest’ultimo anno mi dà grande speranza. Perché una volta che individui il problema, vuol dire che inizi a risolverlo. Non so cosa accada in altri ambiti, ma nel cinema tante donne stanno cominciando a parlare, a incoraggiare le altre, occupare spazi e pretendere di essere ascoltate.

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Vanessa Paradis, 45 anni.

Le registe donne sono poche. Le piacerebbe farlo?

No. Non ho alcun desiderio in merito. No, grazie. Amo essere un’attrice. Adoro il mio lavoro.

Lei è anche cantante. Il regista l’ha scelta dopo avere rivisto il video di Joe le taxi...

Quella canzone è stato l’inizio di tutto per me, avevo 13 anni, fu un momento speciale. È una canzone simbolica per la mia vita. Infatti la canto sempre ai concerti.

Continuerà a fare musica?

Sì, sto lavorando a un nuovo album che uscirà in Francia in autunno. L’ultimo risale a cinque anni fa. Era il momento giusto per tornare alla musica. L’anno scorso sono stata fortunata: ho girato diversi film, poi è arrivato questo... L’ho accettato perché un’occasione così non mi sarebbe capitata di nuovo. Ma adesso è ora di tornare alla musica.

Nel fare musica quale momento preferisce?

La registrazione in studio e i concerti. Scrivere il testo è un’attività molto dolorosa. La registrazione invece è il momento in cui la canzone la crei davvero, cantandola. E il concerto è un momento di comunione con gli altri, molto speciale.

Spesso sono stati altri a scrivere i suoi brani. Perché?

Per me è davvero incredibile che ci siano autori che riescono a scrivere musica e testi. Io non sono in grado di inventare tante canzoni. Preferisco cantare ottimi brani, anche se le parole sono scritte da altri. La musica è un viaggio, esattamente come il cinema. Un viaggio pieno di gioia, se lo fai insieme ad altri.