Nel 1987, quando la faccia di Tom Cruise con occhialoni alla Maverick era appesa sulle pareti delle camerette delle ragazze di mezzo mondo, a Roma, una giovanissima attrice nata a a Honolulu con ambizioni alle stelle (di Hollywood), una certa Nicole Kidman si innamorava per fiction ma anche un po' for real di Massimo Ciavarro, sua co-star nel film di Sergio Marino Un'australiana a Roma. Riccioli cherubini, occhi al sapore di mare, idolo delle ragazze di tutta Italia, non è difficile immaginare il perché lei sia rimasta colpita dal fascino indiscusso del latin lover di Roma Nord. Ma il cuore di lui era già stato consegnato con doppia mandata a Eleonora Giorgi, che da lì a poco sarebbe diventata sua moglie e mamma del suo primo e unico figlio. Paolo Ciavarro è nato sotto una buona stella e per il resto ci ha pensato il dna: gli occhi di mamma, i riccioli d'oro di papà e la determinazione di entrambi. Bingo.

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Paolo ha solo 26 anni (nasce a Roma il 22 ottobre del 1991) ma ha già vissuto almeno tre vite. La prima da promessa del calcio (ha giocato nelle giovanili della Roma sfiorando poi il professionismo in Inghilterra ndr), sogno che però si è dovuto concludere prima del previsto, la seconda da studente modello di Economics and Business alla LUISS e da giovane impiegato in una multinazionale a Londra, e la terza da personaggio tv, iniziata nel 2013 con la partecipazione al reality Pechino Express 2 – Obiettivo Bangkok in coppia con papà Massimo. Poi nel 2016 è entrato a far parte del cast del tribunale televisivo di Forum e l'anno dopo riceve una chiamata da Queen Mary per affiancare Stefano De Martino (poi sbarcato verso altri lidi) e Marcello Sacchetta nel daytime di Amici.

La parola raccomandato è senza dubbio quella che gli suscita più amarezza, anche se dai genitori ha imparato come difendersi dall'altalena del successo («in questo mestiere un giorno sei alle stelle, il giorno dopo nessuno si ricorda di te. I miei lo hanno vissuto sulla loro pelle», ha raccontato in una recente intervista) e dagli haters di professione che sui figli di sono sempre parecchio tranchant. «Mi chiamano sempre così, anche quando andavo a scuola. Se raggiungo un obiettivo, non è mai merito mio, è sempre perché sono ‘figlio di’. Anche su Internet quanti insulti arrivano». Ma Paolo ha le spalle larghe (letteralmente) e anche per questo deve ringraziare papà.