Mirko Frezza continua a ripeterselo: lui doveva essere già morto, almeno un paio di volte. Invece, è ancora qui tra noi, con un sorriso stampato sul volto, una fede irremovibile in Dio e il grande amore della sua vita accanto.

Più si guarda indietro e più perde i conti di questa sua vita spericolata che l'ha portato dal carcere al cinema e, dal prossimo autunno, anche in tv, nell'adventure game di Rai Due Pechino Express. L'attore quasi non si capacita delle svolte insperate che la sua esistenza ha preso e, proprio per celebrare la vita e la possibilità di ricominciare, ha accettato di partecipare al videoclip Argilla dei La scelta.

Mirko Frezza tra una vita spericolata, l'amore e la fede

Dal 21 giugno Mirko Frezza è anche nelle sale con il film Una vita spericolata di Marco Ponti, nel ruolo di un cattivissimo, ma spassoso, antagonista. Il suo nome: Rambo.

Ammetterà che il nome le calza a pennello...

È per via della mia faccia. All'inizio è stato un punto di forza, adesso però inizia a diventare un problema.

In che senso?

Mi danno sempre i ruoli da cattivo, per via del mio aspetto, mentre io vorrei cimentarmi anche con un personaggio leggero, per non dire comico. Ho accettato la parte di Rambo perché, pur essendo uno degli antagonisti, è un uomo divertente. Tutto il film, in fondo, lo è: si ride dall'inizio alla fine...

Mirko Frezza come si trova nell'ambiente cinematografico? C'è chi lo giudica troppo elittario, snob, intellettuale...

Ho incominciato a fare cinema in forza del mio passato e qui, proprio in questo mondo, ho trovato quella famiglia che non ho avuto da ragazzo. Me la sono creato da solo: non da piccolo, ma quando sono diventato "grosso" (adulto, ndr)

Sembra quasi che la vita l'abbia riacciuffata per i capelli, reclamandola a sé...

Ho sempre avuto paura di dirlo apertamente perché, nella zona mia, ossia a Tor Bella Monaca, se dici una cosa mistica pare che hai sbroccato. Però, è così: la vita mi ha reclamato. Per le cose che ho fatto, sarei dovuto morire almeno tre volte, invece sono ancora qui. Teoricamente anche l'amore doveva essermi negato, invece ho accanto la donna perfetta: mia moglie ha il fisico di Heater Parisi ma ragiona e cucina come Sora Lella. Senza di lei, sarei un uomo perso.

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Parafrasando il film, la sua è stata decisamente una vita spericolata. Cosa ha fatto la differenza?

Scoprire che qualcuno ti vuole bene. È quello che fa la differenza. Sempre. Nel mio piccolo spero che tutta questa popolarità mi permetta di essere d’esempio a qualche ragazzino il cui percorso è simile al mio. Vorrei che capissero che bisogna levarsi dalla strada per creare un futuro.

Di fronte a tutti questi cambiamenti, personali e lavorativi, Mirko Frezza non ha mai provato paura?

Spesso e persino adesso: per esempio mi fa paura andare in banca, o dal commercialista, perché non possiedo la materia. Però l'affronto perché sono le paure a tenerti fermo, non permettendoti di cambiare. Ultimamente mi hanno chiesto di parlare anche nelle scuole. Sa cosa ho scoperto? Se il dono della sintesi è stato, per anni, un problema, ora si è rivelato prezioso con i ragazzi. Parlo stretto e conciso, senza paroloni. E loro mi seguono.

Nel corso della sua vita, si sarà sicuramente interrogato anche su Dio e il destino: si considera un uomo di fede?

La fede è fondamentale: l’ho sempre avuta, persino quando ero un dannato. All'inizio, forse, sono stato più simile a Barabba, adesso cerco di imitare di più Gesù… Dico sempre due preghiere: una quando esco da casa e l’altra quando torno, la sera. Dato che nella mia zona non c'era una chiesa, ho contribuito a costruirla: ora si celebrano tre messe settimanali e la processione.