Perché seguiamo gli influencer? Quello che forse 30 anni fa leggevamo sui rotocalchi, 20 anni fa cercavamo sui giornali di gossip e 10 anni fa sbirciavamo sui blog. Curiosità, morbosa talvolta, invidia, viscerale spesso, noia, profonda talvolta. Cosa ci aspettiamo dai loro profili Instagram sempre più sponsorizzati e sempre mero veraci, dalle loro stories in ascensore, dalle loro foto con o senza filtro? Idee? Forse. Ma davvero ci facciamo influenzare nelle nostre scelte di vita dalle altrui esistenze tutte colazioni in camera, foto posate, vita in vacanza, outfit firmati e party giusti? Davvero andremmo o andiamo in un albergo perché lo abbiamo visto sul profilo di tizio o caio? Se lo sono chiesti i giornalisti di The Atlantic e se lo chiedono costantemente gli albergatori, soprattutto di lusso, perché la verità è che i travel influencer (e non solo se stiamo parlando di Chiara Ferragni e dei suoi 13 milioni di follower, ad esempio, ma anche molto meno) hanno cambiato il marketing virando verso di sé il budget per la pubblicità soprattutto nel mondo dell'accommodation d'alta gamma.

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Bernard Hermant / Unsplash.com

Non si parla di futuro quindi. Si parla di presente e/o passato prossimo se mai. Si parla di come i wannabe influencer, soprattutto quelli, stiano facendo diventare matti gli albergatori assicurando una visibilità mirata in cambio di un soggiorno gratis. Delle 6 richieste, in media, al giorno che gli hotel di lusso ricevono per ospitarli, sì perché i viaggiatori seriali su Instagram bussano alle porte dei resort e si fanno offrire la vacanza 9 volte su 10 in cambio di post e qui casca l'asino, allora non sono in vacanza da una vita... stanno lavorando. «Riceviamo continuamente mail di persone che si presentano offrendoci 2 post su Instagram in cambio di un soggiorno alle Maldive per 10 giorni» - ha spiegato Kate Jones, responsabile marketing e comunicazione del Dusit Thani, un resort a cinque stelle delle Maldive. - «Peccato che ormai tutti quelli che hanno una pagina Facebook si spacciano come influencer. "Ciao, sono un influencer, voglio stare nel tuo hotel per 7 giorni" scrivono e magari hanno 600 amici». Così dopo anni di giungla gli hotel stanno cercando di fare ordine in questo marasma, in media solo il 10% delle richieste di ospitalità che ricevono vengono prese in considerazione e soprattutto, chi ha uno storico preferisce andare avanti con le persone con le quali ha già lavorato e che tendenzialmente vengono scelte direttamente.

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Peter Fogden on Unsplash

Viaggiare gratis quindi non è più così facile. Gli hotel di lusso meta preferita, e non fatichiamo a crederlo, degli Influencer di tutto il mondo non sono più disposti a dare carta bianca pur di stare al passo con i tempi. D'altra parte Lisa Linh, Travel & Lifestyle Influencer da 100000 follower, ha qualcosa da dire. «Il lavoro che possiamo fare per gli hotel è molteplice. Ad esempio possiamo scrivere per il loro sito web oppure fornirgli immagini. In molti casi scegliendo bene un influencer gli albergatori possono risparmiare su fotografi e videomaker». Insomma, se è vero che con un singolo post sul proprio profilo non è semplice stabilire quale sia il moto positivo generato, per gli hotel scegliere gli influencer giusti con i quali collaborare non è un opzione ma un obbligo, ops, affare e non solo per la visibilità. Molti sono esperti di digital marketing, e quindi possono aiutarli a implementare i social media interni, i più seri hanno una community profilata e quindi spendibile in termini di target e in più possono e devono essere coinvolti in attività strategiche trasversali come veri e propri testimonial. Viaggiare gratis non è più così facile. Viaggiare gratis è un lavoro.