Non ho mai giocato a tennis e periodicamente me ne dispiaccio. Quello che so di questo sport l’ho imparato guardando Wimbledon con mia nonna, mia mamma e le mie zie le avevano regalato il decoder di Tele+ proprio all'inizio del torneo e da quell'anno, in avanti, è stata una nostra tappa fissa. Poi lei non c’è stata più e il tennis non l’ho più guardato fino a quando mi hanno regalato Open di Agassi e mi sono ritrovata a tifare per Nadal, come la giovane campionessa che fra poco incontrerò, a odiare Brooke Shields, nonostante non mi abbia fatto niente e sia bellissima oggi come allora, e a pensare al tennis come allo sport più crudele e al tempo stesso affascinante di sempre. «Ogni match è una vita in miniatura, […] è tutto collegato così strettamente che ogni punto può segnare una svolta. Mi ricorda il modo in cui i secondi diventano minuti che diventano ore, e ogni ora può essere la più bella della nostra vita. O la più buia. Dipende da noi». Credo sia per questo che me ne dispiaccio quando penso che no, non so giocare. Credo sia per questo che sono così contenta di incontrare Lauren Davis, giovane tennista americana, da qualche tempo volto di Diadora che ama Parigi ma il suo torneo preferito e Miami, che ha iniziato a giocare a 9 anni senza più smettere e che a 24 anni ha come mito Rafael Nadal perché «he fights no matter what», lui combatte nonostante tutto… come si fa nella vita. Appunto. Sbam.

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Ogni match è una vita in miniatura, la pensi anche tu come Andre Agassi?

Penso che Andre abbia fatto una giusta osservazione e sono d'accordo con lui. È chiaro che ogni azione che fai - dal modo in cui colpisci al modo in cui reagisci dopo un punto - ha un impatto diretto sul risultato. Credo che tutto questo sia paragonabile alla vita, perché ogni decisione presa può modificare direttamente le esperienze della propria esistenza. Tutti gli alti e bassi, i punti vinti e persi e i set di una singola partita sembrano situazioni di vita reale per il trasporto con cui si vivono. Penso che il tennis possa insegnare ad affrontare gli ostacoli difficili della vita.

Quando penso al tennis mi viene in mente più la dedizione e la fatica che il divertimento, mi dici cosa ti ha fatto innamorare di questo sport?

Ho amato il tennis sin dall’inizio perché è uno sport tecnico e individuale. Ho ottenuto grandissimi successi nel settore Juniores, come vincere l’Orange Bowl: quel traguardo mi ha dato una vera dipendenza dalla sensazione di vittoria. Anche se a volte lo sport può essere duro, amo essere sul campo, e se dovrò lavorare duramente per provare ancora una volta quell’emozione, lo farò ma con il sorriso sul volto, perché amo quello che faccio.

In quanto tennista professionista ti alleni tanto. Dopo tanta fatica c’è un rituale di bellezza al quale non sai rinunciare? Una coccola o qualche rito, magari anche scaramantico, che non può mancare nella tua beauty routine…

Non ho un rito scaramantico di bellezza, ma in genere uso solo prodotti organici senza parabeni o elementi chimici, così sono certa di non trattare la mia pelle in maniera troppo aggressiva. Non credo di aver bisogno di tutte quelle sostanze chimiche dannose, se ci sono così tanti prodotti beauty naturali. A parte la mia routine di bellezza, due attività importanti per il mio stile di vita, essenziali per rilassarmi, sono lo yoga e la meditazione, utili per alleviare lo stress. Penso sia altrettanto importante curare la propria salute mentale concedersi un po’ di relax, allo stesso modo che prendersi cura del proprio corpo o avere rituali speciali di bellezza.

Ci sono delle tenniste che sono diventate delle vere icone di moda e stile, come scegli i tuoi outfit per andare in campo?

Sì, ci sono sicuramente alcune tenniste molto alla moda, penso a Maria Sharapova. Da quando sono testimonial Diadora, in campo non rinuncio mai a scarpe e abbigliamento tecnico del brand, sia per gareggiare che per allenarmi. Quello che mi piace tantissimo è che sia l’apparel che le scarpe Diadora sono super confortevoli, ma anche fashion. Rispetto alle mie avversarie più alte, la mia statura è di 1,53 cm. Penso sia importante mostrare alle ragazze più piccoline che esistono abiti tecnici non solo belli da indossare, ma che possono adattarsi a chiunque. Diadora ha questo pregio, e oltretutto amo andare in campo coi suoi colori super brillanti. In questo senso, penso di poter avere un “ruolo” nel settore della moda tennis, soprattutto per le ragazze non particolarmente alte.

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E nel tuo tempo libero cosa ti piace indossare?

Quando non sono in campo o non mi alleno, mi piace indossare capi casual come una comoda t-shirt, shorts e flip-flop. Non mi vesto spesso in modo elegante. Però mi piace indossare gioielli semplici, come gli orecchini di perle.

Con Diadora stai collaborando, oltre che come testimonial, anche come partner per lo sviluppo della tecnologia che non può mancare quando si parla di divise per professionisti del tuo livello. Ci racconti su cosa state lavorando?

In generale credo che gli atleti professionisti abbiano bisogno di indossare vestiti con cui sentirsi a proprio agio. Per quanto mi riguarda, scelgo completi da tennis comodi ma che siano anche adatti a me, e Diadora soddisfa tutti questi requisiti. Penso che sia essenziale per noi tennisti avere scarpe comode – l’impatto del terreno duro sui piedi è sempre molto forte, specialmente a causa degli stop rapidi, per cui la pianta subisce numerosi colpi durante gli scatti. Quindi è importante indossare scarpe che calzino perfettamente. Diadora è stato un grande partner nell'aiutarmi a trovare scarpe che mi stiano bene e che mi consentano di giocare al meglio.
Inoltre mi piace molto indossare i capi e le scarpe Diadora dai colori super bright, come ho fatto per gli Australian Open. Adesso che ho una sponsorship in atto col brand, potrò indossarli durante tutte le occasioni, e sono veramente eccitata per questo!

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Dai un consiglio a una persona che pratica il tuo sport per la prima volta…

Da quando sono diventata giocatrice professionista ho davvero provato a cambiare la mia prospettiva di gioco. Adesso sono più concentrata sul processo del gioco stesso e provo a restare positiva, piuttosto che focalizzarmi sul risultato e buttarmi giù, perché non aiuta. Per questo penso che avere un atteggiamento ottimista, non essere troppo critici con se stessi e lavorare per migliorare ogni giorno, sono le azioni più importanti che un principiante dovrebbe sforzarsi di fare.