Fa caldo ma andare al mare con Pablo Picasso è una visione che rinfresca. Grazie soprattutto all'obiettivo di Robert Capa e la sua capacità di avvicinarsi così tanto ai suoi soggetti da perderci la vita. Morire quarantenne su una mina anti-uomo, non ha impedito al primo vero fotoreporter di guerra e padre del fotogiornalismo moderno, tra i fondatori della celebre agenzia Magnum, di cogliere ogni genere di emozione, compreso l'amore. Tante storie di vita e di morte, in mostra con la sua retrospettiva ospitata al Real Albergo dei Poveri di Palermo (fino al 9 settembre 2018).

Le oltre 100 fotografie in mostra a Palermo, toccano la breve e intensa carriera del più grande fotografo di guerra e dei conflitti del mondo, tra scatti celebri come morte di un miliziano lealista (foto a seguire) e altri meno. Dell'obiettivo in prima linea, durante le tumultuose parate di Parigi e la guerra civile in Spagna, i fronti di battaglia della Seconda Guerra Mondiale, dall'Italia al celebre D-Day dello sbarco in Normandia. Fino all'ultimo infausto incarico di guerra in Indocina, quando perde la vita nel 1954. Il percorso espositivo contempla anche i suoi lavori di carattere sociale, con la fondazione dello stato d'Israele, la Russia del dopoguerra e i bambini giapponesi.

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​ © Robert Capa © International Center of Photography / Magnum Photos​
Morte di un miliziano lealista, fronte di Cordoba, Spagna, inizio settembre 1936



Tutti hanno in comune il talento che gli ha segnato il destino, suggellato dall'affermazione ricordata in ogni retrospettiva e pubblicazione su Capa: "Se le tue foto non sono abbastanza buone, non sei abbastanza vicino". I lavori realizzati per il cinema rimandano anche alla scelta del suo nome. Cercando un’assonanza col celebre Frank Capra, il fotografo ungherese di origini ebraiche Endre Ernő Friedmann (nato a Budapest il 22 ottobre 1913) sceglie il nome di Robert Capa. Lo stesso farà la sua amata Gerta Pohorylle, incontrata a Parigi. Scappata dalla Germania nazista, il photoeditor della AlliancePhotos e prima donna fotoreporter di guerra, sceglierà per se il nome di Gerda Taro (dalla giapponese Taro Okamoto, in assonanza con Greta Garbo), condividendo con Robert Capa anche il triste destino, morendo sotto un carro armato.

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I ritratti di amici e artisti come Ernest Hemingway e Henri Matisse, contano anche quello di Picasso, scelto per la locandina della retrospettiva siciliana. La fotografia scattata nel ferragosto del 1948 sulla spiaggia francese di Golfe-Juan, riprende un premuroso Pablo Picasso che regge un ombrellone per proteggere dal sole il bellissimo volto divertito di Françoise Gilot. La sua musa, compagna e collaboratrice per dieci anni (nonostante i quaranta anni di differenza), oltre che madre dei figli Paloma e Claude. Pittrice lei stessa, la Gilot è anche l'unica delle amanti di Picasso a salvarsi da lui (lasciandolo), rispetto ad altre decisamente meno fortunate. (Marie Thérèse Walter si è tolta la vita impiccandosi, Jacqueline Roque sparandosi, Olga Chochlova e Dora Maar hanno perso entrambe la ragione).

Ad arricchire la rassegna viene proiettato il prezioso documentario Robert Capa in Love and War (2003), diretto da Anne Makepeace, con straordinari materiali d'archivio e interviste a familiari, amici e colleghi: il fratello Cornell Capa, Isabella Rossellini, Henri Cartier-Bresson, Marc Riboud, Elliott Erwin, Richard Whelan, John Morris.

Lo scrittore americano John Steinbeck, suo grande amico disse di lui che: "sapeva cercare, e poi sapeva usare ciò che trovava. Sapeva, ad esempio, che la guerra, fatta in così larga misura di emozione, non si può fotografare; ma egli spostò l’angolo, e la fotografò. Su un volto di bambino sapeva rivelare l’orrore di tutto un popolo. Il suo apparecchio coglieva le emozioni, e le conservava. L’opera di Capa è da sola, tutta insieme, l’immagine di un grande cuore e di una irresistibile pietà. … Capa era in grado di fotografare il moto, la gaiezza, la desolazione, Era in grado di fotografare i pensieri. Ha creato un mondo, che è il mondo di Capa".