L’inconfondibile gesto di spostare da un lato all’altro della testa la matassa gonfia e morbida dei capelli, in un rimestio ritmico, vagamente ipnotico. C’è un dettaglio costante che tradisce l’anima irrequieta di Giulia Michelini, dentro e fuori dai suoi personaggi: nei panni di Rosy Abate, la ruvida mafiosa televisiva più amata d’Italia (protagonista di Squadra antimafia e poi dello dello spin off Rosy Abate-La serie), o in quelli della bella Marika amata da Checco Zalone in Cado dalle nubi; nelle rare interviste video, in cui appare invariabilmente tesa e ansiosa, e nelle recenti vesti di giudice serale di Amici 2018, il talent di Maria De Filippi in cui la sua energia vulcanica sta travolgendo i giovanissimi concorrenti. Insieme a un luccichio nervoso nello sguardo. La vedo commuoversi, travolta dall’irruenza di spiegarmi qualcosa di sé che ritiene cruciale, e penso alla Canzone popolare di Ivano Fossati, alla «donna che ha lottato tanto perché il brillare naturale dei suoi occhi non lo scambiassero per pianto». È un attimo: Giulia si asciuga le lacrime col bordo delle maniche stretto nei pugni: «Non faccio questo lavoro perché voglio essere ricordata o famosa, ho sempre cercato altro».

Che cosa?

Conoscermi, approfondire qualcosa di insondabile dentro di me, probabilmente avevo anche bisogno di gratificazioni.

C’è riuscita?
No, televisione e cinema sono stati un’ottima terapia in tutti questi anni, un grandissimo sfogo, però non mi basta più.

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Giulia Michelini, 33 anni il 2 giugno 2018: a giugno comincerà le riprese della seconda e ultima stagione di Rosy Abate-La serie.

Dopo due film come A casa tutti bene e Io c’è? E non mi dica che manda in pensione anche Rosy Abate.
Fino a ieri ero lì a discutere proprio di questo. In tutta sincerità, mi sarei fermata, ma a furor di popolo si farà la seconda stagione; già chiedono la terza, ecco quella no. A giugno iniziamo a girare e poi mettiamo un bel the end. Sono esausta.

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Giorgio Codazzi
Giulia Michelini, crop top e pants, Philosophy di Lorenzo Serafini; cintura Orciani.

Lei e Rosy siete praticamente cresciute assieme.
Un personaggio femminile con un’evoluzione così lunga e seguita è una cosa rara in Italia, un’antieroina tra l’altro. Rosy è e rimarrà a tutti gli effetti un personaggio pop.

Ma tutte le cose belle finiscono.
Anche perché in questi anni mi hanno fatto fare di tutto, manca che diventi papessa.

Cosa ha imparato da lei?
Intanto che essere spietati, ogni tanto, fa bene e... sì, alla fine, anche la lealtà verso se stessi. Però Rosy è come il pugno e la carezza: sono tanti anni che lavoro e sono ancora solo quello, pur avendo fatto molte altre cose, anche al cinema. La gente per strada mi chiama sempre col suo nome.

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Giulia Michelini in Rosy Abate. La serie.

Come sta andando con Maria De Filippi ad Amici?
Lei è stata una bella scoperta, è davvero un piacere vederla lavorare. È molto attenta a quei ragazzi e rispettosa, è un po’ una mamma chioccia.

E i ragazzi, che impressione le fanno?
Sono teneri, ma anche molto caparbi, hanno un bel pelo sullo stomaco: vederli affrontare così da vicino un mondo più grande di loro, crudele, cinico, mi incuriosisce. Mi lascia anche un po’ di stucco. Sono sfide che non ho conosciuto.

E intanto sta pensando al teatro...
A qualcosa di più. Un progetto nato in casa: con mia sorella Paola, che è anche lei attrice, ma molto più fresca di me: ha vissuto tra Londra e New York e ha uno sguardo più aperto. Abbiamo già lavorato insieme nello spin off su Rosy Abate e avevamo voglia di fare ancora qualcosa io e lei. Ci siamo accostate a questo testo, che s’intitola La memoria dell’acqua: è di una drammaturga inglese, Shelagh Stephenson. La regia invece è di Paolo Civati, che ha già diretto un documentario bellissimo, Castro, sulle case occupate del mio quartiere, San Giovanni, a Roma. Ha una grande vena poetica, la stessa che ha messo in questa pièce.

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T-shirt di cotone con ricamo, pants di pelle con borchie e cintura, tutto Versace; orologio Cartier.

Anche in scena siete sorelle?
Sì, in realtà siamo tre sorelle che si ritrovano per il funerale della madre. Ma è un testo che tocca anche corde comiche e brillanti, in un modo molto sottile.

Aveva bisogno di ridere?
Sì, un gran bisogno di divertirmi. Anche se nelle pieghe del mio personaggio ci sono aspetti strazianti.

Com’è lavorare con sua sorella?
All’inizio avevo un po’ paura, o forse solo pudore: era strana l’idea di recitare davanti a lei, guardarla negli occhi, sapere che stava lì a osservarmi.

Si sentiva giudicata?
Immancabilmente. Con lei poi, che è la sorella maggiore, attrice da sempre... Ma l’ansia è saltata via subito, travolta dal legame di sangue, dalla conoscenza profonda e reciproca che condividiamo, che rende le cose sensate per quanto non lo siano.

Chi ha cominciato a recitare per prima?
Lei, è sempre stata quella determinata; io ci sono un po’ cascata in questa cosa qui, me la sono cucita addosso, me la sono adattata. E anche goduta. Però non so quanto mi calzi.

Ancora se lo chiede?
Adesso più che mai. È un momento della mia vita particolare: sto per compiere 33 anni, ho un figlio che ormai è grande, autonomo: mi rende felice vedere come cresce. Sto facendo una serie di bilanci: ci sono cose in cui mi sento risolta e tante altre che continuo a cercare. Tra cui un’identità, anche emotiva, in questo lavoro.

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Gianmarco Tognazzi e Giulia Michelini in A casa tutti bene, di Gabriele Muccino.

Che cosa vorrebbe trovare, di preciso?
Ci sto lavorando, non è mica facile tenere la barra dritta su un progetto a lungo termine. Fondamentalmente, cerco un piano B che dipenda solo da me. Economicamente, emotivamente, spiritualmente, ho bisogno di un’alternativa. Questa è una certezza, la mia certezza. Non sto scappando, però vorrei vedere dell’altro.

Ha una popolarità immensa, anche sui social: scappa da questo?
L’attenzione del pubblico mi rende felice, ma alle volte anche malinconica. Ogni tanto mi piacerebbe poter essere un puntino nella folla.

Ha cominciato che era una ragazzina.
Sono invecchiata presto.

Non scherziamo.
No, ma sono stata scippata di una parte della mia vita: ci sono cose che mi sono mancate, altre me ne sono arrivate. Tirate le somme, non posso dire che non vada bene, ma mi sono persa qualcosa per strada.

Con quello che ho fatto e un figlio tredicenne, mi sento una trentenne diversa dalle mie coetanee

Di irrecuperabile?
Avere 17-20 anni è un’esperienza irripetibile, non te la restituisce nessuno. Ora, però, con tutto quello che ho fatto e con un figlio tredicenne, mi sento una trentenne diversa rispetto alle mie coetanee. Avrei potuto arrivarci comunque, con passaggi e percorsi alternativi, che magari non prevedessero la maternità. Magari girando il mondo come volevo fare da piccola.

Forse è ora di fare le valigie e partire.
Non fosse che, adesso che sono grande, avrei voglia di fare un altro figlio. Noi donne siamo sempre intrappolate in qualche cacchio di ciclo.

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Giulia Michelini con Checco Zalone in Cado dalle nubi.

Era giovanissima quando ha fatto il primo.
Pure lì è stato un terremoto, nel bene e nel male. Ho fatto fatica a diventare mamma essendo ancora figlia, a conciliare la mia parte infantile col dovere di prendermi cura di qualcun altro, quando dimenticavo persino di prendere le medicine per me. In quel senso sono dovuta crescere per forza. Non rinnego nulla, eh! La mia è stata una scelta molto ponderata, ma certo non mi aspettavo tutto quello che mi è successo.

E ora?
E ora mi aspetto di ricrescere, trovare l’amore, allargare la rete degli affetti, superando i vincoli istituzionali come la famiglia, il matrimonio...

Siamo culturalmente settati male, me li ricordo ancora gli sguardi delle persone piantati addosso

Le è pesato essere una ragazza madre?
Siamo culturalmente settati male, me li ricordo gli sguardi delle persone piantati addosso, è come se li avessi ancora davanti: ecco, lì percepisci che il Paese è ancora fermo, non devi andare lontano per capire di che cosa siamo fatti.

C’è qualcosa che è stato detto di lei che vorrebbe raddrizzare?

Sono sempre passata per la pazza, la ribelle rock and roll, ma oggi in quell’aspetto un po’ borderline non mi ci ritrovo tanto. Non mi ci sono mai trovata, a dire il vero. Faticano a incasellarmi perché sono sempre alla ricerca di qualcosa. Un po’ diversa e scomoda.

(styling Monica Curetti, ha collaborato Roberta Astarita, trucco Seiko Nishigori using Kiehl’s glow formula e capelli Kilian Marin, entrambi per GreenApple).

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Giorgio Codazzi
Giulia Michelini, cover girl del numero 19 di Gioia!, in edicola da giovedì 17 maggio 2018.