Durante il suo discorso di premiazione come miglior attrice protagonista, la fantastica Frances McDormand ha parlato della spinosa questione dell'inclusione rider, ovvero la necessità che i copioni dei film e delle serie tv inglobino più categorie umane possibili al loro interno. Ecco, l'invito della magnifica attrice di Tre manifesti a Ebbing, Missouri, trova terreno più che fertile nella serie tv che vede il tanto atteso ritorno di un'altra autentica fuoriclasse, ovvero Sandra Oh, ovvero la ex Cristina Yang di Grey's Anatomy, che alla reunion degli ex membri del cast di quest'ultimo ha preferito un progetto tutto nuovo. E con ragione, dato che il suo Killing Eve è senza dubbio la nuova serie più bella del 2018. E noi, che ne abbiamo visto qualche puntata su BBC America in anteprima per voi (in attesa che venga comunicata, ma potrebbe succedere presto dato che la fiction è in concorso a Canneseries, la data di lancio anche in Italia) vi spieghiamo il perché.

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La prima ragione è molto semplice, ma vi piacerà: le donne, qui, non sono solo protagoniste assolute sia in veste di attrici che in quelle di autrici, ma sono, e questo accade di rado (e quando accade parliamo di capolavori della servilità come Handmaid's Tale e Westworld) sono creature sfaccettate, complesse, imperfette, vere. Vere sì, ma anche totalmente avvincenti: la storia, infatti, è basata sul libro Villanelle di Luke Jennings, e narra di un confronto/scontro tra da una parte la spietata killer su commissione Villanelle (la sublime Jodie Comer, già in Thirteen e The White Princess), dall’altra la donna che le dà la caccia, ovvero l’agente dell’MI5 Eve Polastri (Sandra Oh). Villanelle è un sicario irresistibile, bella, seducente, ricca, colta, poliglotta, intelligentissima quanto spietata, vive, però, in una situazione di distacco dal mondo, che fatica a comprendere e con cui non riesce a relazionarsi in modo naturale. Una vera psicopatica, insomma, come di solito accade che siano i maschi, e che, nella scrittura brillante di Phoebe Waller-Bridge, diventa a sorpresa una bella ragazzona la cui storia e provenienza rimangono a lungo avvolte nel mistero.

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Al contrario, Eve Polastri è ancorata al terreno e porta avanti una vita in costante ritardo, piena di confusione e di cose che non vanno per il verso giusto. Una vita normale, insomma, con una relazione stabile che, nonostante un grande affetto, la coinvolge assai meno di quanto non faccia il suo lavoro. Che, appunto, la vede mettersi sulle tracce di Villanelle, dopo una serie di efferati omicidi su commissione. Nonostante sia a tutti gli effetti un thriller, il bello di Killing Eve è che il tono generale è leggero, seppur condito di scene molto forti, e cento per cento british. Questo approccio votato allo humor in una storia che potrebbe tranquillamente reggere anche in versione drama duro e puro, rende il prodotto davvero godibile. Per farmi un esempio, così da fra salire un pochino l'hype per l'arrivo anche in Italia di questa serie imperdibile, già dal primo episodio assistiamo alla spietata infallibilità di Villanelle, che riesce a eliminare Remo Girone durante una festa in una meravigliosa villa in Italia (e la sentiamo parlare un italiano perfetto, dopo essere passata dal francese all'inglese, tanto per rendere l'idea del personaggio che abbiamo davanti) piantandogli un ago nell’occhio, ma sempre con il sorriso, folle ovviamente, sulle labbra. Allo stesso tempo, vediamo anche l'inizio della caccia di Eve a lei, che presumibilmente diventerà qualcosa di molto complesso e interessante. Insomma, possiamo davvero dire con forza: Cristina chi? Benvenuta Eve.