Nel 1963 una spedizione sovietica lanciò la prima donna nello spazio, ma nel 1962 Art Kane aveva già lanciato la visione 'spaziale' di Tamara nell'universo fashion. Ben prima il fotografo newyorchese aveva condensato in un solo scatto l'Olimpo del Jazz, sperimentato tecniche, anticipato Photoshop e inaugurato un vocabolario visivo destinato ad ampliare l'interpretazione della realtà. Il resto è storia, dell'audace visionario che ha cambiato e ispirato il mondo della moda, della musica e dell'impegno civile. Di uno dei fotografi più influenti del ventesimo secolo, ben rappresentato dalla retrospettiva Art Kane. Visionary, curata da Guido Harari e la sua Wall Of Sound Gallery, per lo Spazio Don Chisciotte della Fondazione Bottari Lattes (fino al 14 luglio 2018). La mostra perfetta per arricchire il vasto corpus di eventi espositivi e percorsi tematici della prima edizione della kermesse Fo.To. Fotografi a Torino.

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Art Kane è un visionario

Ogni immagine realizzata da Art Kane (nome d'arte di Arthur Kanofsky, New York, 9 aprile 1925 – 3 febbraio 1995) è un invito a sperimentare altre prospettive e nuove seduzioni. Importa poco che si tratti di editoriali di moda o campagne sociali, reportage di viaggio o ricerca pura, ritratti di celebrità o visualizzare i testi delle canzoni di Bob Dylan. Il suo sguardo acuto ha rivoluzionato l'approccio fotografico di ogni ambito toccato, mettendo a frutto l'impiego audace di grandangolo e "fuoco selettivo", quello disinibito del colore e del montaggio a "sandwiches" (trenta anni prima di Photoshop). A partire dall'uso originale e liberatorio del 35mm che diceva di amare: "Amo l’aspetto ritualistico del mezzo, il senso embrionico di perdermi nella finestra magica del mirino, l’incredibile gratificazione di trovarmi nel tempio da me stesso creato. Apparivo ridicolo con la mia giacca sulla testa perché nessuno usava coprirsela scattando con una 35mm, ma io amavo quell’alienazione, l’essere totalmente rimosso dal mondo esterno, come se avessi a disposizione un mio piccolo teatro personale".

Militando nella cosiddetta unità The Ghost Army, durante la seconda guerra mondiale Art Kane ha imparato a servirsi di mezzi audio, video e fotografici per confondere il nemico. Il suo talento visivo è stato però affinato lavorando come impaginatore grafico della rivista Esquire e come direttore artistico di Seventeen Magazine. Studiando con il fotografo russo Alexey Brodovitch (insieme a Richard Avedon, Irving Penn e Diane Arbus), ha certamente migliorato la sua capacità di visualizzare quello che lo interessava veramente che, stando alle sue affermazioni, non era la registrazione della realtà: "La realtà per me non è mai all’altezza delle aspettative visive che genera. Più che registrarla con le mie foto, mi preme condividere il modo in cui sento le cose".

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​Art Kane Archive
Art Kane, With God On Your Side 1970


Art Kane è sperimentazione e moda

Kane non si limita a rappresentare la realtà, la interpreta. Ricorrendo a immagini simboliche e associazioni mentali, esplora anche questioni sociali controverse, come la guerra in Vietnam e le battaglie per i diritti civili di indiani d'America e afroamericani. Perché il volto di un anziano Hopi rugoso come una corteccia o un reduce ridotto a tronco umano su una sedia a rotelle, possono dire molto, quanto il Cristo sulla sedia elettrica a commento della canzone With God on Our Side di Bob Dylan.

Sovrapponendo due o più pellicole e anticipano l'uso dilagante di Photoshop, anche il “sandwich” diventa tecnica, consentendo a Kane di produrre montaggi, rovesciamenti, doublure che palesano la sua visione interiore, caricando le immagini di metafore e poesia. Reportage sociali, servizi di moda e campagne pubblicitarie, gli permettono di esplorare tematiche e sperimentare tecniche, colori saturi e visioni spiazzanti. È anche il primo a utilizzare un 21mm in un servizio di moda.


Andy Warhol è un ragazzo d'oro anche per Kane ma la stima illuminata sembra reciproca, a giudicare dai termini con i quale il padre del Pop definisce il fotografo: "Penso ad Art Kane come ad un colore acceso, diciamo, come un sole color zucca in mezzo ad un cielo blu. Come il sole, Art fissa il raggio del suo sguardo sul suo soggetto, e quel che vede, lui fotografa, e di solito si tratta di un'interpretazione drammatica della sua personalità".

Art Kane è pop, rock, soul & jazz

Quello che non si vede ma si sente benissimo in ogni suo scatto, ha spinto il fotografo a noleggiare un aereo per scattare il ritratto di Louis Armstrong su una sedia a dondolo nel deserto del Mojave. A ritrarre il genio musicale di Bob Dylan e quello rivoluzionario di Frank Zappa. Gli Who avvolti dalla bandiera britannica, sono addormentati ai piedi del Carl Schurz Monument di New York. La foto in primo piano della band inglese che ha cambiato la storia del rock, è diventata la copertina del loro album The Kids Are Alright (Polydor, 1979). Ne esiste anche un'inquadratura più ampia estesa alla coppia di bambini che li guarda dormire.

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​Art Kane Archive
Art Kane,The Who, "Life", New York, 1968


Alcune fotografie di Kane sono diventate delle autentiche icone del nostro immaginario. A partire dal primo scatto, A great day in Harlem, universalmente noto come Harlem 1958, scattato per la rivista Esquire alle 10 di un mattino d'agosto del 1958 su un marciapiede della 126ma strada di Harlem di New York, tra la Fifth Avenue e la Madison Avenue. A renderlo celebre sono le 57 leggende del jazz che immortala in un solo colpo nello stesso scatto, da Count Basie a Thelonious Monk. Al punto da ispirare un libro, il documentario da nomination all'Oscar A Great Day in Harlem nel 1994 (nel video), il film The Terminal di Steven Spielberg nel 2004, in aggiunta alla medaglia d'oro assegnata a Kane dall'Art Directors Club di New York.

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​Art Kane Archive
Art Kane, The Great Day in Harlem, Esquire 1958


La musicalità di scatti vibranti che non inquadrano solo i grandi protagonisti della musica, ha influenzato generazioni di professionisti dell'immagine e fotografi sensibili alla poetica delle emozioni, come Guido Harari. La sua profonda stima e ammirazione per il fotografo lo ha già spinto a dedicargli una mostra nel 2012 nella sua Wall Of Sound Gallery con occhi e orecchie spalancati sulla fotografia. Questa mostra è un estratto ma molto rappresentativo di quella già curata per il Palazzo Santa Margherita di Modena, realizzata nel 2015 grazie a un profondo lavoro di recupero dell’archivio di Kane.

Guido Harari non ha dubbi: "Art Kane è stato un illusionista, il maestro di un impressionismo fotografico che ancora oggi sollecita emozioni e distilla idee. Venezia è sempre in pericolo, i musicisti rock annunciano sempre l’avvento di un qualche Nuovo Mondo, la solitudine nell’era di Internet è ancora più cosmica, i diritti civili vanno rinegoziati ogni santo giorno, il degrado dell’ambiente ci spinge sempre più rapidamente verso l’estinzione, e Kane, con un’attualità stupefacente, proiettava già tutto questo in un mondo di fantasia che pare amplificare la realtà di oggi. In pochi anni ha rivoluzionato la fotografia, scoprendo tecniche nuove e personalizzandone altre per liberarla dal suo presunto "verismo". La fotografia di Kane è energia pura, vera immaginazione al potere".

Insomma, la mostra ospitata allo Spazio Don Chisciotte sembra un buon inizio per avventurarsi nel visionario mondo di Art Kane, approfittando della prima edizione di Fo.To. Fotografi a Torino, pronta a garantire per tre mesi 90 mostre in oltre 70 spazi espositivi del vivace capoluogo piemontese. (www.fotografi-a-torino.it). Per approfondimenti sul fotografo ci sono però anche le 200 fotografie del volume che ne porta il nome e raccoglie in modo completo il contributo, realizzato dall'archivio di Art Kane in collaborazione con Reel Art Press.