«I have a dream». Il sogno del reverendo Martin Luther King jr è noto, quanto la potenza del celebre discorso che lo sintetizza, pronunciato il 28 agosto 1963, alla folla di partecipanti alla Marcia per i Diritti Civili di Washington. Il sogno di un simbolo della protesta non violenta, destinato a cambiare per sempre la nazione, il corso della storia, il volto della segregazione razziale americana e il modo di guardare il mondo. Anche dopo la scomparsa del leader visionario che lo ha pronunciato, assassinato il 4 aprile 1968: "Ho l'audacia di credere che tutte le persone dovrebbero avere almeno tre pasti al giorno per il proprio corpo, istruzione e cultura per la propria mente e dignità ed uguaglianza per il proprio spirito".
1968-2018. Alle soglie del 50° anniversario dell'assassinio di Martin Luther King (seguito a quello di John Fitzgerald Kennedy), l'America ha rimpiazzato il suo primo presidente nero con Donald Trump. Conflitti di ogni genere non mancano di calpestare i diritti civili elementari in ogni angolo di mondo e il suo sogno fa ancora riflettere con la fotografia che racconta la storia (da quasi due secoli). La sintesi del discorso tra i più studiati (e copiati) della storia e tutto quello che ha ispirato e seguito, anima la selezione di circa 200 fotografie di "I have a dream. La lotta per i diritti civili degli Afro-Americani. Dalla segregazione razziale a Martin Luther King", in mostra a La Casa di Vetro di Milano (31 marzo – 23 giugno 2018) e nel programma del 13th Photofestival della capitale meneghina, dedicato a "Innovazione Conoscenza Storia".
La mostra curata da Alessandro Luigi Perna come parte del progetto History & Photography, contempla alcune rare foto a colori degli anni '30 e quelle di grandi fotoreporter statunitensi dell'epoca. Dorothea Lange, Lewis Hine, Arthur Rothstein, Marion Post Wolcott, Jack Delano e Gordon Park. Il viaggio nel tempo che compiono, torna nei campi di cotone della Georgia con i contadini fotografati da Jack Delanoper la Farm Security Administration. Entra negli uffici del governo con il ritratto di Ella Watson, la donna delle pulizie nera, fotografata da Gordon Parks con scopa e spazzolone in mano e la bandiera a stelle e strisce alla sue spalle. Torna a marciare per i diritti civili con star del cinema come Marlon Brando, a cantare inni alla libertà e all'uguaglianza con Bob Dylan e Joan Baez, ricordando il supporto dei bianchi progressisti, dei sindacati democratici e l'appoggio alla causa antirazzista fornito dal presidente John Kennedy e, dopo il suo omicidio, del suo successore Lyndon B. Johnson.
Rivolgendosi al grande pubblico e alle scuole, le fotografie rappresentano la condizione dei neri nelle campagne e nelle città degli Stati Uniti, tra la fine della Guerra Civile Americana e gli anni '60 del Novecento, tra i battesimi del Ku Klux Klan e l'integrazione scolastica. Raccontano il viaggio che arriva a porre fine alle discriminazioni razziali con il Civil Rights Act del 1964, restaurando la tutela del diritto di voto a tutti i cittadini americani.con il Voting Rights Act del 1965. Mostrano la storia di ieri per riflettere sul presente e guardare da diverse prospettive i sogni di domani.