Cara Amy Schumer,

è tutto meraviglioso.

Lo cantavano i pupazzetti Lego nel film dell'anno scorso, lo affermerai con qualche brillantemente appiccicoso tormentone pure tu nel film di Barbie che girerai l'anno prossimo, storia di riscatto e libertà in cui una bionda paffuta – guai a darti della cicciona, per essere una paladina del "mi piaccio come sono" sei permalosissima – viene cacciata da bambole magre (in quanto) conformiste e scopre, dopo debite peripezie, che la perfezione non esiste: ogni creatura è speciale a modo suo. Evviva.

Il film, sono sicura, piacerà moltissimo alle ragazzine. Anche a quelle con i capelli rossi, la pelle nera o gli occhiali da miope, ché l'identificazione non ha molto a che fare con le caratteristiche organolettiche: più col nostro bisogno di validazione. Non sono altrettanto sicura che aiuterà a vendere bambole con la cellulite e il doppio mento – non che questi siano problemi che ti riguardano, Amy, per carità – ma forse non è questo il punto.

Forse per vendere bambole longilinee è sufficiente trattarle da ripudiate. Lo scorso gennaio, dopo un paio d'anni di crisi, Mattel ha lanciato con spirito di rivalsa una linea di Barbie diverse – alte, grasse, magre, basse – e il fatturato ha ripreso a crescere. Però io queste bambole realistiche nelle case delle bambine reali non le ho mai viste – figuriamoci se conto di vedere quelle fatte a forma di Ashley Graham, la modella per taglie forti e contente – né menzionate nelle letterine al Babbo Natale di mia competenza. Eppure ho fatto propaganda spudorata: mi sembrava un regalo così engagé.

Amy Schumer sarà la protagonista del film di Barbiepinterest
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Non sono bambine particolarmente intelligenti, le mie. Però sono viziatissime: hanno voluto tutto, e tutto subito ottenuto: ogni capriccio è vocazione precoce, quando sei una madre senza nerbo ma con Amazon Prime. Scatole per costruire castelli rosa e Morti Nere, piccoli chimici e macchine da cucire, il vestito da Elsa di Frozen e il cappello con frusta di Indiana Jones. Ma la Barbie di ogni futuro possibile – astronauta, bagnina, prestigiatrice, oculista, domatrice di droni – è sempre quella: alta, bionda e snella. Quella sbagliata. Quella senza personalità.

Ma dimmi la verità, Amy, a te piacerebbe Beyoncé se fosse secca? Madonna se fosse pudica? Kim Kardashian spontanea? Se uno vale uno, la Barbie è quella cosa lì: decolorazione impossibile e proporzioni incompatibili con la vita. D'altra parte, è una bambola di plastica. Dobbiamo imparare ad accettarla per quello che è: finta, gnocca, dozzinale. Meravigliosa, a modo suo.