Spoiler: non muoiono. Nel 1991, al Festival di Cannes c'era il peggior film con due donne protagoniste che sia mai stato prodotto. S'intitolava Thelma e Louise, e per un'illusione collettiva passò per un film femminista. Era un film in cui la presa di coscienza delle due sfociava nel lanciarsi in un burrone con la macchina. Abbiamo trascorso 25 anni a raccontarci quant'era entusiasmante che le due s'ammazzassero. 

A Paolo Virzì piacciono le donne, si vede da sempre, anche se finora erano costole: la moglie di Caterina va in città e quella del Capitale umano, la cognata di Ferie d'agosto, la madre della Prima cosa bella. 

La pazza gioia (proiettato al Festival di Cannes, è al cinema dal 17 maggio, ndr) è diverso: Donatella e Beatrice sono da sole. Hanno dei mariti (o degli amanti), ma sono marginali rispetto alle due, e sono dei perfetti cretini dei quali chiedersi «Ma che ci faceva con quello?», come spesso accade nella vita (e anche nei film: voi non vi eravate chieste cosa ci facesse la Buy con quell'idiota in Caterina, o perché la Golino si fosse accollata quel fesso nel Capitale umano? Non avreste voluto portarle a bere una bottiglia di vino e al secondo bicchiere dir loro «Ragazza mia, meriti di meglio»?). 

C'è un momento in cui La pazza gioia (scritto con Francesca Archibugi: Virzì, sopravvalutando moltissimo la capacità degli intervistatori di cogliere l'ironia, ha detto d'averlo scritto con lei non perché è una donna ma perché «è brava come un uomo») ricorda la più esatta delle donne che hanno raccontato le donne, cioè Nora Ephron. 

Valeria Bruni Tedeschi vuole andare alla ricerca d'una felicità sintetizzata in tovaglie di fiandra, vino buono, gente gentile; Micaela Ramazzotti s'accontenterebbe d'un tramezzino; l'obiezione è: «Chi ha mai trovato la felicità in un tramezzino?». 

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Il regista Paolo Virzì con le protagoniste del suo nuovo film, La pazza gioia: Micaela Ramazzotti (a sinistra) e Valeria Bruni Tedeschi.

Sosteneva Ephron – anche in Tutto è ispirazione, il documentario in onda in questi giorni su Sky Arte – che fosse bene, a ogni pasto, assecondare i desideri che esprimeremmo per l'ultima cena: mica sai se quella sarà l'ultima volta che mangi. È, da sempre, la mia scusa preferita per non stare a dieta; e da oggi – ora che, dopo 25 Festival di Cannes, c'è infine un film in cui due donne imparano a vivere – anche quella per non accontentarmi d'un tramezzino.