Premessa necessaria a non ricevere troppe lettere d'insulti da lettrici con prole: no, non ho figli; sì, sono stata una bambina imposta agli altri adulti, e mi ricordo quant'ero fastidiosa, e mi meraviglio ancora oggi che gli amici dei miei genitori si limitassero a insultarmi, invece di tentare di strozzarmi. 

Non ero sul volo che il 15 aprile la JetBlue ha rimborsato ai passeggeri, con la motivazione: quattro pianti. L'offerta era questa: il 25 per cento del biglietto rimborsato per ogni neonato a bordo che piange. Considerato che a bordo c'erano cinque bambini e che la tratta era tra New York e la California – cioè più o meno sei ore di volo – che si arrivasse al 100 per cento era una certezza. Per inciso, ero sulla stessa tratta (ma con un'altra compagnia, che non ha avuto la stessa splendida idea) la settimana dopo: quando una coppia di genitori con molteplici passeggini si è accomodata nella fila dietro la mia, volevo mettermi a piangere io e batterli sul tempo. 

La JetBlue dice che l'operazione serviva a premiare, a festa della mamma in arrivo, le povere madri con bambini piangenti guardate da tutti malissimo, e a educare le persone a sorridere ai neonati sugli aerei, unici posti in cui vengono guardati male (nel resto delle circostanze è regola fare smorfiette ai passeggini). Certo: vengono guardati male perché non è posto per loro, seduti per sei ore con le orecchie dolenti. Teneteli a casa, almeno finché non sono abbastanza grandi da capire che non possono rendere la vita degli estranei un inferno acustico. 

(Nota a margine: scrivo queste righe subito dopo aver assistito, ai controlli di sicurezza di un aeroporto, alla scena di una fila ferma mentre un bambino si rotolava per terra piangendo e rifiutandosi di passare sotto i raggi X; la madre faceva finta di non conoscerlo). 

La JetBlue si è rallegrata del fatto che i passeggeri fossero gentili con le famiglie, invece di cercare di far piangere i bambini per avere il rimborso: questo dovrebbe fornirci un'idea del fastidio del pianto dei figli altrui, non compensabile neanche in denaro. Nessuno, però, ci ha informato circa il quinto bambino, quello che non ha pianto. Qualcuno ha pensato a dare un premio a lui, vero eroe della traversata?