Cara Kim Kardashian,

anche il 2016 passerà.

È stato un anno disgraziato, e l'indispensabile accessorio di stagione è l'aria distrutta con cui si dichiara di non poterne più. E pure se hai motivi più validi di molte di noi, il concetto dei ricchi che piangono è credibile soltanto alla tv. Che ingiustizia.

All'inizio di ottobre sei stata rapinata da certi ladri di Parigi che hanno portato via sacchetti di gioielli per sei milioni di euro, e soprattutto: l'instancabile sfrontatezza del tuo esibizionismo. «Il mio primo pensiero è stato: è la fine di un sogno», ha detto un paparazzo francese a nome della categoria.

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L'indagine sul caso – o come lo chiami tu: «Un'esperienza di pre-morte» – è ancora aperta, ma intrepida la settimana scorsa avevi cominciato a ricostruire una qual normalità, in aereo verso il primo impegno ufficiale, quando Kanye si è fatto venire una crisi di nervi. I mariti sono così: se si sentono usurpati del loro diritto al lamento – «Mi sono alzata alle sei, sono andata a farmi cavare un dente, mi hanno scippato all'ingresso della metropolitana, sono tornata a piedi sotto il diluvio, e tu sei stanco?» – i poverini danno di matto.

Kanye ha fatto le cose in grande: ha pubblicamente insultato Beyoncé, ha interrotto quel che rimaneva del suo tour mondiale, ha dichiarato di sentirsi «sotto attacco spirituale», ed è stato portato in manette all'ospedale di Los Angeles. Esaurimento, si dice in questi casi. Oppure: mancanza cronica di sonno. Ma c'è chi sostiene fosse abituato a confidare nel tuo senso della realtà e, quando hai avuto gli affari tuoi di cui occuparti, lui è andato in pezzi. Vorrai mica che un maschio adulto sappia badare a se stesso.

Forse l'universo sta cercando di dirti qualcosa, Kim. Vedi, io ero come te. Certo: più povera, ma l'ingordigia è solo marginalmente funzione del patrimonio. Io compravo pantaloni a mazzi di cinque da Zara, tu dozzine di abiti da Balmain, ma alla fine abbiamo entrambe più roba di quanta se ne possa indossare. Poi io sono cambiata. È successo quando in aeroporto mi hanno perso il bagaglio, e ho vissuto dieci giorni in mezzo al nulla dotata solo di: un paio di pantaloni; quattro magliette; due golfini. Sembravo una di quelle invasate che fanno le prove di forza col guardaroba, ma sono sopravvissuta. E ho maturato una consapevolezza ascetica: eliminare gratifica più di accumulare.

Il 2016 sta per finire (grazie al cielo, sono distrutta) e bisogna fare propositi per l'anno nuovo. Primo: bandire il superfluo. Non temere, puoi tenere tutti i tuoi vestiti. Ma per cortesia, butta quel marito.