Milano sarà pure "violenta", come recitano certi titoli in stile anni '70 e alcuni slogan politici di questi giorni, ma secondo i dati forniti dal ministero dell'Interno i reati sono scesi in dieci anni del 36 per cento; sono scesi quest'anno rispetto al 2015 (105.000 "delitti in totale" contro 152.000) e sono scesi l'anno scorso rispetto al 2014 (quando erano 164.000). Calano gli omicidi e calano furti e rapine. Milano avrà pure un urgente problema di sicurezza, ma è poi lo stesso sindaco Sala, dopo aver sollevato il problema, a spiegare che «i crimini sono in diminuzione» e insomma «non c'è nessun allarmismo, i dati dicono che Milano non è insicura». Certo, le gang sudamericane, il morto in Loreto, il clochard bruciato, l'aggressione di fronte al palazzo della Regione, le periferie degradate, i bivacchi alla Stazione, non sono "post-realtà", ma qualcosa che accade e desta disagio. Ma pure il racconto – non supportato dai fatti – d'una città fuori controllo mette a disagio. In attesa dello sbarco di 150 militari, va benissimo discutere delle giustificate esigenze di sicurezza. Ma se si riuscisse anche a parlare di questa faccenda dell'allarmismo ingiustificato, prima che la "post-realtà" produca una realtà davvero fuori controllo, non sarebbe poi male. Così, per prudenza.