Monica Vitti che, in Dramma della gelosia, va da uno psicologo della mutua per capire il perché della sua bigamia, del suo tradire Marcello Mastroianni col suo migliore amico Giancarlo Giannini: «Di che natura è il mio male? Ho avuto un trauma? Sono sotto choc? È un disturbo neurovegetativo? O è perché sono mignotta?».

Giovanna Ralli che, in C'eravamo tanto amati, appare – fantasma – al marito che non l'ha mai amata, che l'ha sposata solo perché lei era ricca e lui s'era stufato d'essere povero, e lei era così docile da farsi mettere l'apparecchio per i denti e farsi costringere a leggere classici della letteratura. La moglie morta compare domandandogli se, da morta, sia finalmente importante per lui, e il vedovo sbuffa come sapeva sbuffare solo Vittorio Gassman: «Se una non è stata importante da viva, non lo è nemmeno da morta». E lei finalmente può dargli dell'ignorante: «La morte sublima, si vede che non hai letto ilSiddharta: a me mi obbligavi a leggere, ma tu non leggi mai niente». E Stefania Sandrelli che, alla fine di quello stesso film, si sente dire da Gassman che lui, in tutti quegli anni di ricchezza e lontananza, non ha fatto che pensare a lei, e sospira: «Eh, ma io no».

E Fanny Ardant che, nella Famiglia, è la cognata che Gassman ha sempre amato anche se ha sposato sua sorella  e, quando lo manda in bianco un'ennesima volta e lui sbotta «Vattene, vattene sempre», gli risponde con la crudeltà aggraziata delle donne che sanno stare sole: «E tu resta, resta sempre».

C'è una ragione per cui questa rubrica s'intitola La terrazza, ed è che quello del 1980 è il mio preferito tra i capolavori di Ettore Scola, che è morto il 19 gennaio, e che viene ricordato come regista di storie di favolosi personaggi maschili, ma ha scritto le migliori donne del cinema italiano. Quelle già elencate, e quelle della Terrazza. Tutte meravigliose, da Milena Vukotic che, a «Secondo te chi soffre di più: uno sceneggiatore o un critico cinematografico?», risponde senza esitare: «Le loro mogli»; a Stefania Sandrelli che, a Gassman che vuole scriverle una seconda lettera per spiegarle perché devono lasciarsi, risponde: «No, lascia stare: casomai mi rileggo questa».