La guerra tra i sessi era un modo di dire. Ora che fa vittime vere, e solo su un fronte, starne a parlare soltanto non basta. 59 donne sono morte dall'inizio dell'anno per mano di un uomo. Alcune sono solo nomi che scorrono veloci sulle pagine di cronaca, altre sono facce che rimangono impigliate nella retina e non se ne vanno. Facce che sorridono felici, accanto a quelle dei loro assassini, sospese in quel millesimo di felicità che sembrava contenere il segreto dell'amore e della vita e invece era solo un presagio di morte. Chi l'avrebbe mai detto? Sembrano tutti bravi ragazzi nelle foto, questi mariti e fidanzati con lo sguardo docile degli innamorati e un mostro addormentato dentro al petto. Mi sono sempre chiesta chi sceglie le immagini da mettere sui giornali. Una madre a pezzi, una sorella… Tirarle fuori da una cornice o da un diario, cercarle tra quelle pubblicate su Fb, per dire eccola, era lei, non c'è più. Ma non ricordatela così, accanto a quest'uomo che le ha rubato la vita. Che gliel'ha presa a pugni e calci, prima di buttarla via, perché ne era infastidito. La vita che continua anche senza di lui. La vita che non è lui. Lo capite o no che è un affronto?

Vorremmo pensare che sono persone malate

No, non lo capiamo. Non riusciamo a capirlo in nessun modo. Non lo capiamo nemmeno quando dicono «Ho perso la testa, non ero io». Vorremmo pensare che sono persone malate, psicopatici, gente con cui noi non abbiamo niente a che fare, i killer delle donne. E invece sono uomini normali. Sono quelli che incontriamo per strada o al cinema. Quelli che spingono il carrello al super, i fidanzati di cui ci parlano le amiche, i compagni che ci dormono accanto nel letto. Forse un giorno ci hanno fatto una scenata più violenta del solito, forse ci hanno persino dato una sberla, ma avevamo fatto le sceme con uno in discoteca, o gli avevamo detto che non volevamo vederlo più, quindi ci stava, un po', quella sberla. È in questo "ci stava" che si apre il buco, un foro da niente che nemmeno si nota. Ma lui lo vede e ci mette il dito, sente che sotto è friabile e affonda. Finché la fessura diventa voragine, le sberle botte, l'amore follia. E sì che basterebbe fermare tutto subito, un goccio di smalto sulle calze smagliate. Frenare la crepa prima che si allarghi. Dirlo a qualcuno, andarsene. 

Ho paura che mi ammazzi

Ma davvero basta? Sara aveva 22 anni, prima di morire. Su WhatsApp aveva registrato un messaggio: «Vincenzo mi ha detto: dovrai soffrire come ho sofferto io». E poi, a un amico: «Oggi è arrivato e ha fatto il pazzo. Ho paura che mi ammazzi». Infatti l'ha ammazzata e data alle fiamme pochi giorni dopo, a Roma, in mezzo alla strada. Alessandra, 46 anni, maestra, aveva lasciato Jean-Luc un anno fa. Viveva in un paesino vicino Verona, due figli lei, due figli lui, nati da precedenti relazioni. Una storia che non aveva futuro. Per questo lei aveva voluto chiudere. Lui non l'ha perdonata. Federica, 30 anni, voleva lasciare Luigi perché era diventato aggressivo, quando litigavano era una furia. «Sembra così calmo e tranquillo», le aveva scritto un'amica. «Sembra», aveva ribattuto Federica. Dieci giorni fa l'ha soffocata con un cuscino, a Taranto, poi ha ucciso il figlio di quattro anni con un colpo di pistola e si è suicidato. 

Più si esce allo scoperto meno si è sole

Tutte cronache di morte annunciata. Si potevano evitare? Forse sì. Ma è chiaro che non basta dirlo a un'amica. E nemmeno denunciare basta, a volte. Anche se non bisogna smettere di farlo, perché più si esce allo scoperto meno si è sole. Allora, cosa bisogna fare? Lo abbiamo chiesto a chi si occupa di violenza sulle donne tutti giorni, perché ci vogliono soluzioni subito, non si può restare a guardare, aspettando la prossima vittima. Ma per vincere la guerra sulla lunga distanza, è necessario lo sforzo di tutti. Delle madri perché insegnino ai figli fin da piccoli il rispetto, dei padri perché si comportino da uomini, autorevoli, protettivi, mai maneschi – chi non ha imparato il linguaggio delle botte avrà in sé gli anticorpi per respingerle – di tutti gli uomini e le donne che stanno riscrivendo la grammatica tra i sessi. Come se fosse un nuovo dizionario, per parlare una lingua nuova, dove certe parole non esistono più: possesso, sottomissione, dominio, proprietà… Soprattutto guerra, non dovrebbe esistere più.