La festa della mamma quest'anno ha il volto intenso e segnato di Mimma Guardato, non credo arrivi a trent'anni, ma ne dimostra molti di più, come se fosse stato masticato dalla vita. Due estati fa la sua bambina è volata giù dall'ottavo piano di un casermone popolare a Parco Verde di Caivano, quartiere ghetto di Napoli Nord. Si chiamava Fortuna, anche se per tutti era soltanto Chicca, e aveva gli occhi vispi e sfrontati di chi è convinta che con quel nome lì può andare dove le pare, perché non le succederà mai niente. Aveva appena sei anni e nessuna buona stella, in realtà.

Una madre la sa sempre la verità

Il 24 giugno del 2014 qualcuno l'ha lanciata oltre la balaustra, come se fosse una bambola vecchia o un materasso sfondato o un mozzicone di sigaretta. Per più di un anno Mimma ha cercato in quell'ecomostro di omertà e cemento una prova, un indizio, un nome, perché lo sapeva che non era un incidente. Una madre la sa sempre la verità, anche quando nessuno la dice.

È un gioco che non piace alle bambine

Eppure erano almeno in sei a conoscerla. Tanti sono oggi gli indagati di questa brutta storia di sevizie e di degrado. Che come sempre parla di un orco, Titò, che abita al piano di sopra, e quando Chicca sale a giocare con le tre figlie della sua compagna, si mette a giocare pure lui. È un gioco che non piace alle bambine, ma come si fa a dire di no a un uomo grande e grosso di 43 anni? Però, quel giorno di giugno, Chicca ci ha provato. Lui l'ha presa per mano, l'ha strappata alle altre e dietro una porta l'ha buttata per terra. Si è steso sopra di lei, voleva fare cose. Chicca no, non voleva più, non ha mai voluto, ma oggi grida e tira calci. Titò s'innervosisce, la solleva con forza, la porta fuori e la butta giù. 

Le fiabe più spaventose hanno personaggi meno crudeli

Una delle amichette vede tutto. Oggi la chiamano testimone oculare, ha 11 anni. Gli ultimi due li ha passati con le altre sorelline di quattro e cinque anni in una casa famiglia, lontana da quel padre-padrone che fa più paura di Barbablù. Persino le fiabe più spaventose hanno personaggi meno crudeli. C'è una mamma più cattiva di quella di Pollicino, che sa tutto e tace, e quando la più piccola delle sue bambine le dice «Fa male», le risponde «Poi ti passa». E c'è una vecchia signora che, come sempre nei racconti d'infanzia, sembra gentile e invece non lo è. È la madre del nuovo compagno di Mimma, secondo le indagini avrebbe occultato le prove (ha trafugato e nascosto un sandalino perso dalla vittima sulle scale prima che venisse uccisa), Chicca la chiamava 'a nonna, e nei disegni delle piccole testimoni ha le unghie ad artiglio, come una strega.

Finché un bambino si ribella, e parla

Le favole di solito finiscono bene, questa no. E non solo perché Fortuna è morta, ma perché non c'è nessun riscatto e nessuna redenzione in chi ha permesso al male di accadere. E per un presunto orco che ora è in carcere, dicendosi innocente, migliaia sono ancora in giro ad azzannare vite innocenti, a ridurle a brandelli, senza che nessuno, pur sapendo, dica niente. Vicini, parenti, tante donne purtroppo, che invece di proteggere i più piccoli, li offrono come sacrifici, perché così a loro volta hanno imparato, in un girotondo di violenza e abuso che è destinato a non spezzarsi mai. Finché un bambino si ribella, e parla.