Non voglio parlare degli uomini che, in virtù d'un qualche potere, ritengono di potersi permettere tutto; o del potenziale datore di lavoro che vuole qualcosa in cambio. Mi sembrano meno interessanti perché una logica, certo non stimabile ma solida, ce l'hanno: io ho questo e questo vantaggio da offrirti, e quindi mi aspetto che. Quello che vorrei approfondire oggi è invece il soggetto che chiameremo "il maniaco senza qualità". La dissonanza cognitiva di colui che, senza neanche possedere punti di forza evidenti – bellezza, successo, denaro, o anche solo un'arma con cui minacciarti – e senza che tu gli abbia dato alcun segnale di via libera, ritiene di poterti saltare addosso.

Uno l'ho conosciuto una quindicina d'anni fa. Era un po' invadente - una volta mi lasciò una striscia dei Peanuts nella portineria d'una redazione, come fossimo stati due fidanzatini tredicenni, invece che lui un quarantenne ammogliato e io una trentenne che ogni tanto si ricordava di rispondere a un suo messaggio - ma niente di grave. A un certo punto sparì, offeso da non so quale mia mancanza: già allora avrei dovuto capire che nella sua immaginazione noi avevamo un rapporto, e quindi gli dovevo delle attenzioni; ma il mio essere molto distratta mi fece a stento notare che era sparito. Negli anni riappariva e rispariva, sempre facendo tutto da solo. Estate 2009. È a Milano per qualche giorno. Acconsento ad andarci a cena. Ristorante giapponese. Zanzare. A un certo punto, per schiacciarne una, si allunga verso di me e mi mette una mano in faccia. Io lo spingo via dicendogli la verità: non mi piace essere toccata. Lui, con un tono che voleva essere da uomo di mondo ma risulta da maniaco dei giardinetti, risponde: «Quindi non hai rapporti sessuali?».

Lo spirito delle scale è quella cosa che solo dopo ti fa pensare che avresti dovuto dire: con te neanche morta. L'harveismo, invece, è quella cosa che dopo ti fa chiedere: ma come puoi non essere in grado di decodificare la mia non disponibilità, come puoi costringermi alla maleducazione d'un «neanche morta»? L'ora successiva fu un capolavoro d'imbarazzo: gelo (mio) da lui non percepito; tentativo di baciarmi per strada respinto con un brutale «Ma sei scemo?»; «Cos'è che hai detto, "sei scemo"?» detto in tono da serial killer sulla strada breve ma buia verso casa mia; tentativo (respinto) d'infilarsi nel portone; mille messaggi da cinquenne cui hanno rotto il giocattolo.

Ma come puoi non essere in grado di decodificare la mia non disponibilità?

La cronaca fatta alle amiche che lo conoscevano fu accolta da una serie di «Ma quindi con te non aveva ancora fatto 'sto numero?». La modalità di lui, scoprii, era sempre uguale; le reazioni variavano: quella che gli urla «No!» sorpresa quanto me, quella che i messaggi da sotto la finestra durano tutta notte, quella che calcola che se ci sta se lo leva di torno. Un'amica della moglie mi ha raccontato che, nella versione di lui, sono le donne che ci provano insistentemente. A commento dell'insurrezione femminile su Weinstein e i maschi molesti (nella foto d'apertura, Harvey Weinstein nel 1998 fra Madonna e Gwyneth Paltrow), il maniaco senza qualità ha scritto sui social che è stufo della colpevolizzazione di massa: «Io non ho mai molestato nessuno». All'inizio pensavo fosse autoironico; macché: ci crede davvero. Pensa che l'assedio sia cosa di cui siamo state tutte liete. E, se lo pensa lui, perché non dovrebbe crederci il ben più appetibile Weinstein?