Ci sono quelli che fanno le liste. Le liste possono salvare la vita, soprattutto ad agosto. Liste delle cose da mettere in valigia: non i costumi o le infradito, le scematine che ti scappano sempre (il dentifricio, le forbicine, gli assorbenti). Liste delle cose da fare a ridosso della partenza (ceretta, unghie, colore, tasse). Liste di cose da fare al momento della partenza (tapparelle, gas, allarme). Liste degli imprevisti possibili e dei rimedi (zanzare, cervicale, difterite, infarto). Poi ci sono quelli 
che improvvisano, perché tanto c'è tempo. Per fare il cambio-valuta. Per rinnovare il passaporto. Per fare l'assicurazione sanitaria. Per ritirare la gonna in lavanderia. Per trovare un buco dall'estetista. Per andare dal dentista a togliersi al volo una carie, ché se ti esplode un ascesso a Mykonos sono cavoli... Il tempo ovviamente quasi mai c'è, ma fa niente.

I preparativi prima della partenza

I primi vivono sereni (non facendo vivere sereni gli altri, spesso, precisini come sono). I secondi no, convivendo con la perenne sensazione di aver dimenticato qualcosa. Il telo da mare, la Lonely Planet, il caricabatterie. Alcuni sono ossessivo-compulsivi e si mettono in macchina con l'angoscia di aver scordato qualcosa di fondamentale che metterà a repentaglio la tranquillità e la vita di tutti. Secondo un'indagine condotta su un campione di persone dai 30 ai 65 anni, gli incubi più frequenti sono: avrò spento il gas? Le finestre le avrò chiuse? E la porta? Sopraffatti da questi dubbi in genere ci si rovina la vacanza almeno fino al casello. Poi vabbè, chi s'è visto s'è visto. La casa può esplodere e i ladri organizzare feste danzanti con cristalli e argenterie di famiglia senza che la cosa ci turbi. Le ferie hanno un potere taumaturgico.

Gli ultimi giorni di lavoro

Dai, che manca poco alla partenza, ci si incoraggia tra colleghi di scrivania o tra workaholics alle ultime colazioni di lavoro. Come se fossimo stati tutti ai lavori forzati per 11 mesi e ci dessero un mese di libertà vigilata. Come se un mese di stacco dal dovere e dalle rotture di balle ci fosse dovuto. E guai a sprecarlo, che poi si ricomincia. Solo da noi l'estate viene vissuta con una tale enfasi. In Italia le ferie sono argomento di discussione e diatribe da gennaio in giù. Strumento di ricatto per i capi, arma di negoziazione per scambi di favori. Altrove si fa "un giro della Corsica". Qui si migra letteralmente, con palinsesto ben organizzato tra prima settimana in montagna per disintossicarsi, viaggio all'estero per svagarsi, gran finale al mare "vicino casa" per prepararsi al rientro.

Il rientro

Ovvio che poi ci si senta stressati già a metà settembre, al pensiero che si ricomincia. 11 mesi ad aspettare le prossime vacanzone d'agosto, litigando nel frattempo per i ponti e l'Epifania, rompendo amicizie decennali di computer per i giorni della settimana bianca, meditando ripescaggi di licenze maternità mai consumate nella zona Cesarini del prepensionamento. Ma non basterebbe lavorare un po' meno o un po' meglio, concedendosi più tempo libero durante l'anno, più musei, più paesaggi, più tramonti, più serate in compagnia, per trasformare tutto l'anno in un benevolo agosto? Le soluzioni sono sempre a portata di mano. Ma a noi ci piace tanto litigare.

Maria Elena Viola, direttore di Gioia! Scrivetemi a: direttoregioia@hearst.it