Una delle impronte più letali che Diana Spencer ha lasciato sul pianeta è quella degenerazione dei meccanismi della celebrità che potremmo riassumere nello slogan sono-una-di-voi. Sono-una-di-voi: ho sposato un erede al trono, ma credevo fosse un matrimonio d'amore. Sono-una-di-voi: non reggo lo stress di essere la più famosa del mondo e vomito in bagno. Sembro una divinità miliardaria, ma sono proprio come voi. Per qualche misterioso intoppo psicologico nella lucidità di noi plebaglia, il meccanismo funziona: non sappiamo più che farcene di dive che ci facciano sognare e sembrino irraggiungibili; vogliamo poster che ci facciano vedere la cellulite perché sì, potrebbero permettersi professionisti che rendano lisce le loro cosce, ma non li ingaggiano – giacché esse sono-una-di-noi.

L'ultima è Angelina Jolie, tornata con un film da promuovere e una copertina dell'edizione americana di Vanity Fair che è la schizofrenia del sono-una-di-voi in purezza. Il bello di Angelina era che non era mai stata una-di-noi, neanche nelle più apparentemente populiste delle sue scelte. Certo, era una mamma, ma aveva sei figli e continuava a girare il mondo, salvare i poveri, fare film: mica era una-di-noi che col figlio unico già ci lamentiamo di non avere tempo per guardare il tg (per massimo di bullismo, era talmente non una-di-noi che per i sei figli sosteneva di non avere neanche una babysitter). Da giovane, poi, era stata tutto quel che noi ci saremmo sentite ridicole a essere: il fratello da limonare sul palco degli Oscar, il marito con la fiala di sangue al collo, la più fotogenica delle gioventù bruciate.

Ma ora – probabilmente è la crisi dei quaranta, ci siamo passate tutte – Angelina è più dolente Diana Spencer che mai, più «sembro speciale ma sono fragile» come una fashion blogger di quart'ordine di quanto si sia disposte a sopportare, più aspirante ospite di Barbara D'Urso che «piango nella doccia per non far preoccupare i miei figli» (giuro, dice davvero questa cosa: si vede che i figli non hanno Google, c'è da star certi che l'intervista non la leggeranno mai e continueranno a non sapere che piange).

Nel servizio fotografico è magnifica come sempre, come d'altra parte lo è in ogni foto paparazzata che abbiamo visto in questi anni; dice che il divorzio l'ha così traumatizzata che ha i capelli grigi e ha avuto una paralisi d'un nervo che le ha immobilizzato mezza faccia: eppure ha sempre lo stesso aspetto, Nostra Signora Dei Lineamenti Simmetrici. Certo, se avesse detto «Sono sempre una figa spaziale: ho un dna fortunato, mica come voi» non sarebbe stata la nuova reginetta delle una-di-voi. Se solo evitiamo di guardare le foto e notare che anche con la menopausa precoce non ha messo su un etto, magari ci crediamo, che è una-di-noi.

Era già abbastanza fastidiosa l'influenza di Diana sulle altre (Kate Middleton parla delle fatiche della maternità come fosse una madre single che fa i turni in fabbrica: è una-di-noi, non ve n'eravate accorte?), ma anche Angelina che ride paziente quando il cane esce dalla piscina e s'accomoda sul divano nuovo è francamente troppo. E non funziona, Angie, per farci sentire simili a te: il tuo divano costa un anno di stipendio di una-di-noi, se il cane ci sale sopra da bagnato come minimo lo facciamo al forno, tutte noi.