Cara Gwyneth,

lasciami invecchiare in pace.

Non mi fraintendere, io non ho mai creduto nel valore esemplare delle celebrità. Fossi ministra dell'Istruzione, io a Gigio Donnarumma il diploma glielo farei recapitare sulla spiaggia di Ibiza – anzi: la laurea, in economia del senso pratico – con un mojito e tante scuse per il disturbo. (Dovresti sapere di cosa sto parlando: l'altro giorno eri a San Siro per il concerto dei Coldplay, e da settimane qui non si discute d'altro che del fenomeno diciottenne che fa il fenomeno diciottenne: siamo il paese in cui le storie più avvincenti riguardano maschi di serie A).

Non credo neanche nella supremazia dell'intelligenza: se mi chiedessero chi vorrei essere da grande risponderei senza dubbio Nicky Hilton – la sorella di Paris, maritata Rotschild – che nella vita può permettersi di non fare altro che vestirsi di rosa e concepire eredi di imperi congiunti. (Nel caso questo ti sia sfuggito: ha annunciato la seconda gravidanza, dopo neanche un anno dalla prima, alla festa per il ventunesimo compleanno di Olimpia di Grecia, vestita da Maria Antonietta e senza neanche offrire una brioche).

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A me non turba particolarmente che la NASA abbia preso sdegnate distanze dai «cerottini energetici» che sostenevi fossero fatti della stessa materia di cui sono fatte le tute spaziali, o che le vitamine del «protocollo Goop» facciano diventare la pipì fosforescente, o che l'olio di cocco che mi hai consigliato di tenere in bocca interi quarti d'ora per ottenere denti bianchi e alito cristallino – certo che sono scema – in realtà sia salutare quanto il grasso di bue. La creduloneria è il mio segreto di bellezza: non funziona, esattamente come gli altri.

Io credo nelle bionde naturali, nella faccia tosta e nella fotogenia. (Quando ho visto le foto delle tue vacanze sul lago Trasimeno ho avuto un moto di genuina inferiorità: ci torno tutti gli anni, non ho mai trovato tramonti così donanti). Ma soprattutto credo nell'intrattenimento. Invece, per colpa tua e delle tue ancelle, le conversazioni con le mie amiche sembrano i bollettini di un'epidemia. Ognuna ha una diagnosi: la noia è mortale.

Faccio colazione come un astronauta: pasticche e polverine. Per la pelle, per la pancia, per il ciclo che arriva – se arriva, perché se non arriva c'è un flacone d'emergenza nel secondo cassetto. Per le gambe gonfie, per le ossa stanche, per metabolizzare meglio la pillola che ho preso mezz'ora fa. Sarà che siamo diventate vecchie insieme, Gwyneth, ma le saune vaginali mi divertivano di più.