È cominciato il grande esodo estivo. 33,5 milioni di italiani hanno iniziato a migrare da inizio luglio e fino a settembre nei luoghi di vacanza: 1,2 milioni in più dell'anno scorso, rivela un'indagine della Codacons, alla faccia della crisi. Destinazione Mare nostrumPuglia in testa, seguita da Sicilia, Toscana e Liguria – per il 78 per cento dei vacanzieri. Grecia, Croazia, Spagna, per la gran parte di quelli (il 22 per cento del totale) che hanno preferito indirizzarsi verso l'estero.

Esodo estate vacanze 2017 marepinterest
Getty Images

L'allarme terrorismo ha pilotato quest'anno più che mai la pianificazione delle ferie, escludendo una buona fetta di mondo – secondo il sito della Farnesina sono potenzialmente a rischio tutti i Paesi che aderiscono alla Coalizione internazionale contro l'Isis, e cioè Francia, Gran Bretagna, Danimarca, Belgio, Paesi Bassi, Germania, Canada, Australia, Giordania, ma anche la Russia, e Italia per chi viene da fuori: si fa prima a elencare tutti gli altri – spingendo a scoprire Stati, come l'Albania, fino a ieri poco battuti.

Parola d'ordine: stare insieme

La buona notizia è che si ricomincia a partire, segno che c'è una lieve ripresa e l'ottimismo non è morto del tutto. Certo si fanno vacanze più caute, si accorciano i tempi (12 giorni è la media), si spende un po' meno. Ma, per fortuna, si fanno le valigie e ci si ingegna a trovare soluzioni che siano più in linea coi nuovi tempi e la ritrovata sobrietà. La condivisione è la regina dell'estate. Si condividono case, viaggi in auto, cabine, pattini, ombrelloni e pure mariti e fidanzati volendo, ché in estate la proprietà privata fa antipatico, e sono i 40 anni della Summer of love (era il '67 in quel di San Francisco quando frotte di giovani accaldati andavano reclamando peace&love). Ho amici che vanno in perlustrazione della Scozia in van Volkswagen Anni 70, parenti allertati da dicembre per prenotare voli da varie latitudini e ritrovarsi chi a Sabaudia chi in Cilento, compagni di merende pronti a sparpagliarsi in case enormi e basiche tra le dune e i cespugli di Ibiza, Pantelleria, Paxos, Salina. Parola d'ordine: stare insieme. Perché non c'è antidoto migliore alla paura e al senso di impotenza di questi anni fragili che farsi compagnia e ridere del mondo, del tempo che passa, dei figli che crescono, dei giorni buttati via dietro problemi inutili, della salute che va e degli acciacchi che vengono trovandoci sempre impreparati e sgomenti nello scoprirci all'improvviso meno-giovani, del senso della vita e di quella canzone di Battisti che, dopo il ritornello, come fa…?

Preparativi prima della partenza

E mentre felici si organizza la fuga e si diramano le ultime disposizioni come si fosse in punto di morte o non si dovesse tornare mai più (le piante, il gatto, le tartarughe, il lievito madre: ci vuole una task force per garantire la tenuta in vita di case e cose prima della partenza, neanche ci si imbarcasse per una traversata oceanica o ci si lanciasse in orbita), corre il pensiero a chi non partirà. I precari a vita, in vacanza forzata tutto l'anno, che guarda caso trovano finestre d'occupazione a Ferragosto. Le signore che vengono a innaffiarci i gerani, nutrire gli animali, badare ai nostri «vecchi». Vecchi come ci chiamano i figli per farci sentire matusa, i nostri padri e le nostre madri non più in grande spolvero, lasciati in balia di agosto, dei palazzi vuoti, delle tapparelle abbassate, dei condizionatori che ronzano, dei minimarket chiusi e delle zanzare. Portati al mare o in campagna per qualche giorno coi nipoti. Esigenti e docili, non sempre facili da accontentare, soli nel cuore, timorosi di disturbare.

Se la solitudine diventa emergenza sociale

Tutti noi della generazione sandwich, schiacciati da prole non ancora autonoma e genitori anziani, abbiamo quel pensiero lì mentre strizziamo il pareo nel trolley. Sentendoci colpevoli per non riuscire mai a fare abbastanza per loro in quel sudoku che sono le vacanze, sognando colonie per over 70 dove si possano divertire insieme giocando a carte e raccontandosi la vita, ammortizzando le solitudini. La solitudine è un brutto affare in questo nuovo mondo senza reti. Bisognerebbe parlarne di più. E fare qualcosa di concreto. Perché quando il problema è di molti, allora si chiama emergenza sociale.

Scrivetemi a: direttoregioia@hearst.it