Donald Trump, il presidente isolazionista, il miliardario che aveva promesso di tornare a occuparsi degli americani impoveriti dimenticati da Obama, ha scoperto all'improvviso la politica delle cannoniere. Lo ha fatto punendo il dittatore siriano Assad dopo l'attacco chimico nella provincia di Idlib, ergendosi a giustiziere globale di quei «bambini bellissimi» uccisi dal gas nervino (nella foto d'apertura, alcuni dei bambini sopravvissuti mostrano le immagini della strage).

Perché Trump da teorico della non ingerenza è improvvisamente diventato interventista? Innanzitutto per allontanare da sé il sospetto di essere legato a doppio filo al leader russo Putin: l'Fbi sta indagando su possibili ingerenze del Cremlino nella campagna presidenziale Usa. E Assad è uno stretto alleato dei russi. Ma Trump ha soprattutto scoperto quanto i venti di guerra e le portaerei possano l'opinione pubblica americana dai suoi numerosi flop sul fronte interno.

Due su tutti: l'impossibilità di bloccare i musulmani alle frontiere dopo la bocciatura del muslim ban da parte dei giudici americani e la temporanea incapacità di abolire al Congresso l'Obama Care, il piano di sanità gratuita detestato dal neo presidente. Ecco perché adesso tocca ai generali risollevare con i missili l'immagine e le sorti dell'amministrazione Usa. Con molti rischi, a cominciare dalle possibili rappresaglie dei russi per finire con la Nord Corea, dittatura atomica nel mirino di Trump e protetta dalla Cina.

Mette paura questo sussulto guerrafondaio. Ma soprattutto conferma in pieno l'infinita ipocrisia su Assad. Dittatore sanguinario i cui crimini sono noti da anni, eppure lasciato finora al potere da Usa, Russa ed Europa in nome della guerra all'Isis e addirittura scelto come futuro ricostruttore della Siria. Fino al raid di Trump, motivato da improvvise ragioni umanitarie finora cinicamente ignorate dai vari gendarmi d'Occidente.