La scrittrice Barbara Alberti risponde alle lettrici e ai lettori di Gioia! che vogliono sottoporle i loro problemi di cuore: scrivetele all'indirizzo maleducazione.sentimentale@hearst.it. Ecco il suo consiglio a una donna che ha un rapporto complicato con il marito, al limite della distruzione.

La lettera

Per la nostra storia non basterebbe tutto il giornale. Io e lui, insieme da sempre. All'asilo già aggredì un bambino che mi guardava. Ci siamo sposati a 20 anni. Lui, geloso maniacale, mi spiava, provò a picchiarmi, ma fui io a rompergli il naso, che è rimasto storto. Finché cominciò a tradirmi con chi capitava, soprattutto per raccontarmelo. Intanto erano nati due figli. Ho sopportato finché erano piccoli, poi ho chiesto il divorzio e ho avuto degli amanti. Perché mi andava, ma anche perché lui ci moriva di rabbia. Siamo tornati insieme più volte, lasciandoci poi fra dispetti e tragedie. L'ultima non gliela perdono. Io non ne volevo più sapere, i figli erano stufi di noi e sono scappati a lavorare in Belgio. A quel punto lui mi seduce scientificamente, mi convince a tornare insieme, giura e spergiura, mi fa disdire l'affitto della casa… e alla fine mi ride in faccia, dicendo che ama un'altra. Lo odio. Il conto è rimasto aperto. Come posso vendicarmi?». (Dike)

Risponde Barbara Alberti

Ma tu non ti vuoi vendicare una volta per tutte, tu vuoi la stessa cosa che vuole lui, continuare questa farsa dannosa fino all'ultimo giorno, tritando tutto quello che incontrate, compresi i figli, e gli amanti occasionali che sono solo pedine di un dramma odioso che mira solo al massacro. Prima che amanti siete duellanti. Questi amori sono guerre che durano una vita intera, mentre ti leggevo pensavo a Elisabeth Taylor e Richard Burton, condannati a inseguirsi ad amarsi a dilaniarsi a sposarsi a umiliarsi a lasciarsi a risposarsi, a una nostalgia rabbiosa dell'uno verso l'altra, fino all'ultimo respiro. Sapete amare solo distruggendovi. Non siete capaci di volervi bene. L'unica vendetta sarebbe ignorarlo, non interessarti più a lui. Una finzione che finirebbe male comunque. Ma vi piacete così. «Volgarità è essere dalla parte della propria degradazione». Buon inferno.