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In una vecchia serie televisiva sui corpi speciali dell'esercito, The unit, una lettera mai spedita veniva ritrovata nascosta in una jeep di guerra. Il soldato che l'aveva scritta era morto, ma i protagonisti si davano un gran daffare per risalire alla vedova e consegnargliela in una cerimonia che avrebbe dovuto essere struggente. Senonché la pubblica declamazione della lettera svelava il nomignolo cui il defunto dedicava pensieri d'amore, e non era quello della moglie: era quello del commilitone.

Qualunque fosse la ragione per cui il soldato non aveva spedito la lettera – pudore dei sentimenti, o pigrizia d'andare a comprare un francobollo – oggi sarebbe superato: nulla resterà inedito, nell'era dell'esibizionismo e dell'impudicizia a portata di clic. Emily Trunko è un'adolescente dell'Ohio che vive online persino più delle sue coetanee (non esce neanche per andare a scuola: frequenta un liceo online). Un giorno ha guardato sul suo desktop il cimitero dei pensierini che non aveva mai avuto il coraggio d'inviare ai destinatari, si è chiesta se facessero tutti così, e ha aperto un Tumblr, Dear my (blank), invitando tutti a mandarle le lettere non spedite. Tre anni dopo, sul Tumblr ce ne sono decine di migliaia (gliene arrivano, dice, cento al giorno): l'umanità non vedeva l'ora di pubblicare cose la cui caratteristica precipua dovrebbe essere l'impubblicabilità. Secondo me alcune (ora raccolte in Caro tu, edito da De Agostini) le hanno scritte apposta per lei: quale miglior occasione di rendersi visibili con le proprie lagne sentimentali, problematiche di crescita, pose da dolenti incompresi.

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Il libro di Emily Trunko, Caro tu, De Agostini, euro 14.

Ci sono quelle rivolte a se stessi: il picco di narcisismo. Chi scrive al sé adolescente non gli dice mai «La tua vita sarà uno schifo», sono sempre rassicuranti missive che invitano a non darsi tanta pena, sei una persona splendida e presto lo capirai (a furia di leggere manuali motivazionali, si finisce anche per scrivere in quel modo). Ci sono i portatori di buone intenzioni: «Care persone dislessiche, siete preziose per il mondo», o «Care persone Lgbtq+, siete amate, siete amate, siete amate» (ma perché pensierini perfetti per strappare l'applauso in un talk-show dovrebbero essere percepiti dal mittente come troppo imbarazzanti per essere recapitati?). Molte le ragazze innamorate del fidanzato della migliore amica (aiuterebbe sapere l'età, in quest'epoca in cui le trentaseienni hanno le stesse smanie sentimentali delle sedicenni: almeno sapremmo se sono ormoni della crescita o drammatica influenza della visione post-prandiale di Beautiful).

La lettera più interessante è quella d'una ragazza adottata che scrive alla madre naturale, trovata su Instagram. Contiene, tra l'altro, la miglior recensione del meccanismo in opera; la ragazza si chiede se anche la madre l'abbia cercata e trovata, magari su Facebook: «Anche tu dai dei giudizi sulla base di piccoli dettagli della mia vita che ho scelto di rendere pubblici? Chissà quanto sono effettivamente corretti».

Emily, intanto, ha trovato un altro spunto (già diventato libro negli Usa): The last message received, l'ultimo messaggio che qualcuno ti ha mandato prima che vi perdeste per sempre. Insomma, la lettera di The unit vista dalla parte dell'amato vivo e non del soldato morto.