Mette paura la lettura dei giornali. L'inchiesta Consip, il cosiddetto "giglio magico" travolto dalle indagini dei magistrati di Roma e Napoli, Tiziano Renzi e i suoi incontri troppo disinvolti per il papà di un premier. I pizzini sugli appalti dell'imprenditore Romeo. Mette paura non tanto il fragoroso declino del renzismo, ma quanto la vicenda giudiziaria stia accelerando il collasso del Paese. Paralizzati dai verbali, i partiti di governo cessano di fare politica, quelli di opposizione giocano allo sfascio.

Così, leggi importanti per i cittadini rimangono ferme nelle commissioni parlamentari: pensiamo a quella sul testamento biologico, mai tanto attuale dopo il suicidio assistito di Dj Fabo. Oppure alla legge sullo ius soli per i figli degli immigrati nati qui, a quella sul reato di tortura, sul cyberbullismo e la legittima difesa. Norme di civiltà che si discutono da anni. Emerge un vuoto di potere che, unito alla crisi economica, richiama gli anni tragici di Weimar.

Così, mentre i leader giocano con Facebook e Twitter rinfacciandosi colpe e reati, l'illegalità dilaga ovunque. A San Severo di Foggia, per dire, la mafia spara contro le auto della polizia ricordandoci chi comanda in vaste zone del sud. È uno dei tanti segnali di scollamento fra promesse e realtà, impegni elettorali e malessere quotidiano.

Manca meno di un anno alle elezioni (ammesso che non ci si vada prima) e non abbiamo neanche una legge elettorale decente. La cancellazione dell'Italicum ha creato un vuoto che i partiti non hanno ancora colmato, lasciando in vigore un proporzionale puro che significa ingovernabilità. Così, a meno di qualche tardivo atto di responsabilità, voteremo un parlamento paralizzato in partenza, incapace di decidere. Col fantasma di nuove elezioni riparatrici. Sepolti dall'arroganza irresponsabile di un'intera classe politica del tutto separata dal mondo reale.