Ha cominciato quella divinità di Zadie Smith. Lei, dice, non sente tutta 'st'urgenza di sapere cos'ha scritto Tizio su Twitter durante il giorno: la sera consulta Internet dal computer, di giorno le va benissimo un telefono senza diavolerie moderne, solo sms e telefonate. Vedi, ho pensato leggendola, è così che bisogna ragionare, non come me che mi dispero perché presto WhatsApp non funzionerà più sul mio Blackberry, e mi rifiuto di prendere a ditate un vetro, e il Blackberry è l'ultimo telefono con tastiera rimasto, l'ultimo da adulti, ma come farò senza i cuoricini su WhatsApp?

Poi è arrivato Bright lights, il documentario su Carrie Fisher e Debbie Reynolds che sta per andare in onda su Sky. C'è una scena in cui Debbie armeggia col telefono, uno di quei telefoni a conchiglia degli anni '90, quelli che al decimo sms ti dicevano che avevano la memoria piena, quelli la cui batteria durava un'eternità perché non li usavamo per andare su Facebook. Carrie le dice che è ora di smetterla con quel reperto, e lei ride: funziona benissimo, non me ne serve un altro. Insomma, è chiaro che quest'anno, se vuoi essere divina, devi avere un approccio rétro alla tecnologia. Quasi quasi mi compro un fax.