La cosa più insopportabile che possano fare i parrucchieri è tentare di venderti delle cose. E lo fanno sempre: sei lì che cerchi di sentirti Meryl Streep mentre Robert Redford le lava i capelli in La mia Africa, e loro iniziano a dirti che hai quattro capelli in croce e pure sottili e con lo shampoo che potrebbero venderti la situazione sicuramente migliorerebbe. Sono più di trent'anni che tento di far capire che, se fai il piazzista mentre cerco di rilassarmi, non ne caverai la vendita d'uno shampoo o d'una crema, ma solo che io non venga più nel tuo negozio. Niente: non funziona l'approccio spiritoso («In una prossima vita mi sceglierò un Dna di capelli grossi e metabolismo spedito; in questa, non credo possa essere il sapone a trasformarmi in Cindy Crawford, ma grazie del pensiero»), né quello fattuale («Che shampoo uso? Boh, era in omaggio con l'ammorbidente, la marca non me la ricordo»).

La cosa più insopportabile che possa fare un elettrodomestico è offrirsi di collegarti col mondo. No, bilancia, non voglio che attivi il wifi e metti le informazioni sulla mia trippa a disposizione d'altra gente che si pesa. No, affarino che mi controlla il sonno, non voglio che racconti a tutti quelli che ti usano che per ogni cinque ore che passo a letto ne trascorro quattro a rigirarmi imprecando, non voglio condividere, non voglio l'incoraggiamento degli altri insonni. La peggiore invenzione di cui abbia mai letto è una nuova spazzola che unisce i due malcostumi. C'è dentro un microfono che, dal rumore che fa spazzolandoti, capisce quanto sono secchi i tuoi capelli, quanto soffri l'umidità, quanto non sei Cindy Crawford. L'attrezzo si collega poi alla app (e ti pareva), che controlla anche il meteo, per dirti con esattezza se i tuoi capelli fanno schifo di loro o è colpa della pioggia. E alla fine, unendo entrambi i miei incubi in un prodotto solo, ti consiglia lo shampoo adatto per i tuoi difetti. Prima succedeva solo dal parrucchiere; adesso puoi avere il piazzista in casa ogni mattina.