La prima volta non pensi che sia violenza, pensi che gli sia scappato. A tutti può succedere di perdere la testa, di alzare la voce in un grido animale – un tono preistorico che non avevi mai sentito, come un ruggito uscito da un antro remoto delle viscere – e poi le mani. Pam! Ha fatto male, sì, e non te l'aspettavi. Ti è piombato di colpo sulla faccia, come una palla da baseball, un sasso, il lancio a tradimento di una fionda. Ma era solo uno schiaffo.

Forte, a cinque dita, intenzionale, però uno schiaffo, niente di più. Anche tua madre quand'eri piccola ti mollava ceffoni così. Si vede che a volte te li meriti.

La seconda volta non si può dire che eri preparata

Ma un po' in allerta sì. Sarà che da giorni c'era odore di guerra. Nessun episodio preciso, solo un clima ad alta tensione, una nebbia salita piano piano che rendeva elettrica l'aria. A farlo esplodere è stata una scemata. Dovevi uscire con un'amica e hai messo i tacchi. Ha cominciato a fare battutine: «Ma dove vai così? Lo sai chi sembri?», ti ha seguita nel bagno e poi in ingresso, ridendoti sul collo, tirandoti il vestito. Poi se n'è andato in camera. Silenzio. Avevi un po' paura di rientrare, e non volevi. Né rientrare né avere paura. Come si fa ad avere paura di chi ami? Lui era al buio e guardava la tv. Non ti ha detto niente, ti ha solo annusata, alcol e sigarette. Non ti ha detto niente e ti ha picchiata. Senza preamboli e senza grida, a secco. Stavolta non c'è stato neanche bisogno del climax. Poi, avete dormito abbracciati.

La terza volta è come la quarta, la quinta, la sesta…

Le botte diventano abitudine. Una routine di coppia come tante. Basta imparare a schivare i colpi e proteggersi. Che poi truccarsi è una menata. Non basta il correttore per coprire i lividi e quelli che chiedono ti danno i nervi. Che c'hanno da guardare? Perché non si fanno i fatti loro? Così la violenza resta nel silenzio.

Per paura, vergogna, omertà. Perché a dire che stai con uno che ti mena, ci fai brutta figura pure tu. Meglio allora raccontarsi un'altra storia: che è geloso, che ti vuole troppo bene… Violenti sono gli altri, mica lui.

Una donna su tre ha subito nella vita una qualche forma di violenza

Le storie di violenza sulle donne sono tutte diverse e tutte uguali nell'escalation prevedibile e spietata. Cambia il finale. Che, quando è tragico, fornisce l'unico dato certo in un sommerso da cui è possibile ricavare dati solo per approssimazione. Sappiamo che nel mondo, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, una donna su tre ha subito nella vita una qualche forma di violenza; che il 10,6% delle ragazze è stata oggetto di violenze sessuali prima dei 16 anni; che ogni tre giorni una donna viene uccisa e in due casi su tre l'assassino è il partner o l'ex. Cifre agghiaccianti.

Ma per fortuna qualche notizia buona c'è. Negli ultimi 5 anni, secondo l'ultimo rapporto Istat, si è registrato un calo della violenza fisica e psicologica, mentre è in aumento il numero delle donne che considerano un reato i maltrattamenti subiti (dal 14,3% al 29,6%) e che denunciano (dal 6,7% all'11,8%). In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, l'Osservatorio Centro studi Erickson ha stilato un decalogo: i 10 MAI in una relazione. Perché il primo passo è prendere coscienza dei comportamenti a rischio, non sottovalutarli. Il secondo è parlare. Il terzo, più urgente, garantire un aiuto concreto. E questo purtroppo, di rado si dice. Il coraggio delle donne non basta a salvarsi, se poi nessuno interviene.

Maria Elena Viola, direttore di Gioia! Scrivetemi a: direttoregioia@hearst.it