La signorina si sforza di essere gentile, ma ha modi sbrigativi. È l’ora di punta, dietro la fila incalza stressata dalla calca e dalla voce che annuncia l’orario dei treni in partenza sul binario – del resto il posto si chiama fast food, bisogna fare in fretta, l’esitazione non è gradita. Vuole convincermi che il menu maxi per me è un affare: pago meno mangio il doppio. Non vuole arrendersi al fatto che io sia disposta ad avere meno spendendo di più, prendendo cose sparse che sono certa di finire. «Può anche non finirle», insiste. Ignara che questo è il punto. Perché devo consumare più di ciò che voglio? Perché devo buttare quello che non mi va? Niente, è una battaglia persa, cedo alla fine per non soccombere agli schiamazzi della coda. E mi ritrovo fuori con questo fagotto di junk food che sfamerebbe forse Michael Jordan, e a me che sono la metà mi ingrassa e basta. Anzi mi ammazza.

Obesità fast foodpinterest
Andras Malmos / Unsplash.com

Le maxi-porzioni sono un’invenzione americana. Le bottiglie di soda da due litri, i fustini (!!!) di patatine in vendita da qualche tempo all’autogrill, i barili di pop corn da sgranocchiare al cinema mentre guardi un film. Mentre una parte del pianeta va a letto con la pancia vuota (le stime dell’ultimo rapporto della Fao, l’Organizzazione delle nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura, parlano di 821 milioni di persone che soffrono la fame, circa 1 su 9), tanta, troppa gente prima di coricarsi avrebbe bisogno di un idraulico liquido perché è intasata da un’overdose di calorie (672 milioni, una persona su 8, nel mondo è obesa). Sono i due lati della stessa medaglia, che ha un nome: malnutrizione. In difetto e in eccesso. Una piaga che colpisce soprattutto i Paesi e le fasce di popolazione svantaggiate. Da una parte perché il cibo non c’è a sufficienza, dall’altra perché non c’è una cultura della sana alimentazione e il cosiddetto cibo spazzatura costa meno.

Per risolvere la denutrizione, un apposito documento – The state of food security and nutrition in the world 2018 – mira all’obiettivo Zero hunger, cioè fame zero, entro il 2030. Traguardo ambizioso, da perseguire in tempi strettissimi. Sul fronte sovrappeso invece, pur sapendo che il fenomeno è destinato a crescere (le previsioni parlano di una persona sovrappeso su 4 entro il 2045) non mi risulta siano state fissate mete a breve raggio da raggiungere, anche se molto si sta facendo sul piano della prevenzione, con campagne di educazione alimentare e lotta alla sedentarietà, che coinvolgono soprattutto i bambini. Gli ultimi dati infatti rilevano che la situazione è particolarmente grave in età pediatrica: 38,3 milioni di bambini sotto i 5 anni di età sono sovrappeso. Talvolta non perché mangiano troppo, ma perché mangiano male. La sovralimentazione sembra una conseguenza del benessere, un problema dei ricchi, invece molto spesso è associata alla povertà, economica e culturale. È tra le persone che hanno meno accesso all’istruzione che è difficile fare una corretta informazione.

Closeup of popcorn protruding from cartonspinterest
Lisa J. Goodman//Getty Images

L'11 ottobre 2018 si celebra il World Obesity Day, un appuntamento nato tre anni fa per sensibilizzare su questo tema. Nella copertina del n. 38 di Gioia! in edicola abbiamo strillato “Quando grasso non è bello” perché mentre si stanno facendo importanti passi in avanti per non stigmatizzare più “le forme morbide” e superare l’idea sbagliata secondo cui bellezza equivale a magrezza, con l’adesione a modelli idealizzati e irraggiungibili, è importante ricordare che un eccesso di peso può sconfinare nella patologia, con tutta una serie di disturbi correlati (diabete, ipertensione, infarto, ictus, persino alcune forme di tumore). Dunque, vi prego, smettete di consumare chili di pop corn al cinema. Mangiatene meno e mangiateli a casa: è scientificamente provato che fanno male non solo alla linea ma anche alle orecchie di chi paga il biglietto per guardarsi un film in santa pace. C’è tutto il tempo per mangiare dopo. Con meno grassi e senza distrazioni, ché chi mangia distratto ingrassa di più.

Maria Elena Viola, direttore di Gioia! dal 1º Novembre dirigerà Elle settimanale.

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