Brett Kavanaugh è uno dei cattivi: è il giudice che Donald Trump vuole piazzare alla Corte Suprema; è ovviamente di destra, antiabortista, e i democratici lo considerano un pelino più malvagio della strega di Biancaneve. Fred Guttenberg è uno dei buoni: sua figlia è morta in una delle troppissime sparatorie che avvengono dentro le scuole americane. La settimana scorsa Kavanaugh è stato interrogato dai senatori americani (è parte del procedimento di conferma d’un giudice della Corte Suprema); Guttenberg era lì e, quando l’udienza s’è interrotta per la pausa pranzo, mentre quello si alzava per andarsene, gli si è avvicinato per parlargli. Ci sono immagini da ogni angolazione, visto che in aula c’erano telecamere d’ogni emittente: Fred si avvicina e dice qualcosa tendendo la mano; Brett lo guarda come la mucca guarda il treno, poi in un paio di secondi arrivano le guardie del corpo e s’allontana.

Trump Announces His Nominee To Succeed Anthony Kennedy On U.S. Supreme Courtpinterest
Mark Wilson//Getty Images
Da sinistra, Donald Trum e Brett Kavanaugh.

Naturalmente il titolo da tutte le parti era che il cattivo s’era rifiutato di stringere la mano al buono. Nel casino di centinaia di persone che parlano e flash che scattano, sospetto che Kavanaugh non abbia proprio capito chi fosse quel tizio, e cosa volesse da lui. Ma la verità non è importante, perché abbiamo le immagini: guarda che smorfia che ha fatto! È una continua moviola in campo. La nostra ridicola presunzione di sapere cosa pensino gli altri aveva, una volta, molte meno basi. Vedevamo una foto della regina Elisabetta con una smorfia, e decidevamo che la nuova moglie dell’erede non le stesse bene. Ma era solo una foto ogni tanto, e comunque sei la regina Elisabetta in una cerimonia pubblica: le tue mansioni lavorative includono il farti fotografare e il farti equivocare. Ora è così ovunque e per tutti.

instagramView full post on Instagram

Ho passato il weekend del matrimonio di Chiara Ferragni, come tutti, a guardare le immagini prodotte dagli invitati, tutti zelanti nel mandare in diretta e in differita ogni pezzettino di cerimonia e di festa. Solo che, mentre loro riprendevano gli sposi, intorno a loro, molto più vicini e a portata di microfono del telefono, c’erano gli altri invitati. Quelli che in qualsiasi momento avrebbero potuto dire «Ammazza che burinata» o «Che noia, speriamo si spiccino» o «Certo che al matrimonio di mio cugino si mangiava meglio». Ho guardato centinaia di filmati: non è mai successo. Tutti loro avevano metabolizzato la mansione d’essere in scena tutto il tempo. Dev’essere una mutazione genetica delle nuove generazioni: considerare normale che intorno a te ci sia sempre la telecamera d’un telefono accesa, e tu non possa metterti le dita nel naso neanche a casa tua, dal cui divano un’amica potrebbe stare mandandoti in mondovisione.

U.S. President Barack Obama Visits The UK - Day Twopinterest
WPA Pool//Getty Images
Barack Obama con la moglie Michelle nel 2011.

A volte mi viene il sospetto che la vittoria di Trump sia una ribellione a questa dittatura della fotogenia, dell’impeccabilità permanente. Quando lo guardo – perennemente fuori posto, goffo, immusonito, che non sa cosa dire o come star seduto – non riesco a non trovarlo molto più immedesimabile di Barack Obama, il reuccio della fotogenia, quello sulla cui vita a forma di Instagram ancora sospiriamo. Ma intanto ci siamo fatte 45 prima di trovarne uno pubblicabile; ed è da quello che si capisce che, quando ci fingiamo disinvolte all’idea che chiunque possa fotografarci in qualunque momento, stiamo, appunto, facendo finta.