I numeri ci rovinano la vita. Di sicuro rovinano la mia. Ne sono convinta da quando ho scoperto l’esistenza dell’algebra. Ma non mi è bastato sbarazzarmi dei libri di matematica a partire dal primo anno di liceo e accettare con spavalda rassegnazione che non ho una mente logica – modo carino per dire che sono una somara patentata, non solo nelle materie scientifiche ma in tutte quelle che presuppongono il rispetto di schemi e di regole, come la metrica e la fonetica: non me ne vogliano gli appassionati – per liberarmi dalla schiavitù dei numeri.

I numeri, che lo si voglia o no, dominano le nostre esistenze. Il numero dei chili sulla bilancia, che Dio ce ne scampi e liberi. Il numero dei minuti sull’orologio, che ci spingono a una corsa perenne (pant, pant...) e a un litigio continuo con i puntuali intransigenti. Il numero delle candeline sulla torta quando rasentano l’incendio doloso. Il numero delle taglie sui vestiti (e dei prezzi sui cartellini). Il numero dei centimetri, troppo alto o troppo basso, che definiscono certe aree anatomiche... E i numeri, tutti i numeri, delle stramaledette password e degli stramaledettissimi pin.

I numeri ci condizionano. Perché mi sento di buonumore quando entro in una 42 e m’innervosisco se provando un altro vestito in un altro negozio non ci entro più? Il mio girovita è sempre lo stesso, eppure... Ma, soprattutto, perché mi sento in dovere di ribattere «Meno di quello che sembra», tutte le volte che qualcuno mi dice «Ma sei giovanissima!». Che io abbia 48 o 38 anni cambia qualcosa? Nell’espressione degli altri sì. Perché se sono prossima alla prima boa degli “anta” sono ancora una “ragazzina”, se mi avvicino alla seconda già precipito nella categoria milf (termine orribile, lo so, mi scuso in anticipo con tutte le lettrici che mi scriveranno per farmi il predicozzo).

Madonna on stage nel 2017.​pinterest
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Madonna on stage nel 2017.

Ma i numeri, in fondo, sono solo numeri. Non possiamo esserne schiavi. E questo, un po’ per caso, è il leitmotiv del numero (ah ah!) di Gioia! in edicola questa settimana. Può la donna che ha vissuto mille vite, inventato mille mode, praticato mille modi di essere prima che esistessero le parole per dirlo, preoccuparsi dell’età? I miti, come Madonna (che il 16 agosto compie 60 anni, roar), non invecchiano. Già, ma solo quando muoiono giovani. In caso contrario, devono scendere a patti con il tempo che passa per mantenere in vita, oltre alla carne e agli organi, la loro leggenda senza cadere nel ridicolo. Il segreto è non strafare. Se uno ha già fatto la storia, basta. Può anche permettersi di mettersi comodo e restare a guardare; svincolarsi dall’ansia di dover ancora dimostrare cose e limitarsi ad essere.

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Vi rendete conto della libertà? Infatti ho detto di recente a una collaboratrice che vorrei solo interviste a glorie over 60, perché non stanno lì a scansare domande scomode e a indorarti la pillola, dicono solo quello che pensano. Stupendo. È questo il bello degli anni che passano, anche se non sei una star. Te ne puoi fregare. Parlare a ruota libera, infischiartene di quello che pensa la gente, vivere come ti pare. Prenderti solo il meglio della vita, distillata dalla fuffa. Un tempo la chiamavano saggezza. Una qualità che non appartiene solo alle persone serie e riflessive, ma anche a quelle spiritosissime, essendo l’ironia “la massima espressione di intelligenza” (quante volte lo avete sentito dire?).

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Purtroppo da quando è passato il credo dell’eterna giovinezza, tutto il resto è andato in cavalleria. E persino chi ha la fortuna di invecchiare bene, s’incarta nel tentativo di sembrare ciò che era, perdendosi l’incanto di essere ciò che è. Ci sono mille cose magnifiche ancora da fare senza perdere tempo a guardarsi indietro. Del bello dei “super-anta” e dei numeri che fanno paura ai maschi ne parliamo su Gioia! di questa settimana. Perché gli uomini si misurano col centimetro e non si capisce perché ne siano così ossessionati. Non riescono a convincersi del fatto che, per “fare i numeri”, i righelli non servono.

Scrivete a Maria Elena Viola, direttore di Gioia!: direttoregioia@hearst.it