Il problema non sono i cani, il problema sono i nonni. L’abbandono dei cani è sentito e – grazie a Dio – sanzionato per legge, quello dei nonni non è neppure menzionato al tiggì. Eppure esiste e l’estate è lunga. Le ferie poche. Le badanti in vacanza. Chi se ne occupa? Facile, le figlie. Le amorevoli figlie che sono anche madri e mogli e sorelle, ma anche insegnanti, dottoresse, parrucchiere e tante altre cose ancora. Ma soprattutto figlie. Ancora di più quando i genitori invecchiano e i figli crescono, entrando in quell’età di lagna e antipatia che si chiama adolescenza.

In Italia, secondo l’ultima indagine Istat, sono 15.000 le persone chiamate a farsi carico delle esigenze della famiglia propria e d’origine, e il fenomeno è in crescita: con la vita che si allunga (oggi sono 13,4 milioni gli over 65, nel 2050 saranno 22 milioni)
e la precarietà che aumenta (i ragazzi lasciano la casa sempre più tardi), la società ha subito una vera e propria mutazione demografica, di cui a pagare le spese sono soprattutto le donne. Sono loro infatti le capofila della famosa generazione sandwich, falange non armata di 45-55enni, schiacciata tra la cura dei genitori anziani e quella per la prole non ancora autosufficiente, a cui si chiede di gestire tutto: visite dal medico, saggi di danza, ritiro analisi, richiami dal preside e gruppi di classe su whatsapp. Più ovviamente gli impicci di lavoro. E, dulcis in fundo, le vacanze. Perché come si fa a partire per l’Islanda, lasciando il nonno tutto solo a casa? Quindi di nuovo, con santa pazienza, si fa esercizio di conciliazione.

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Foto di Daoudi Aissa su Unsplash



In estate la generazione sandwich spesso diventa generazione toast. Perché le richieste aumentano e confliggono, lo spazio di manovra si riduce, e chi si trova in mezzo soccombe o si liquefa come una sottiletta. Ditemi voi come si fa a far convivere la voglia d’avventura dell’influencer di casa con il bisogno di pasti regolari e relax del più longevo della compagnia? Si fa. L’abilità della donna-panino è tutta qua: trovare soluzioni. Si possono in modo certosino spezzettare le vacanze, organizzandole in slot separati: soggiorno all’hotel Miramare con intrattenimento age-friendly (sole, passeggiate, serata al piano bar) mentre i ragazzi sono all’estero a studiare le “lingue universali”, recuperandoli poi per il tradizionale viaggione familiare. Oppure escogitare soluzioni creative.

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Foto di Annie Spratt su Unsplash



Così, quest’anno, noi abbiamo provato la masseria in Salento. Quindici persone dai 10 agli 89 anni, partite per il tacco da varie latitudini, con uno scopo comune: godersi la vacanza e stare insieme. Ognuno coi suoi tempi, ognuno a proprio modo. Alternando escursioni, gite culturali, tuffi, dormite, risate, schitarrate, chiacchiere in santa pace nell’unico bar del paese, e molti moltissimi abbracci. Tutto il campionario di relazioni e parentele – tra suoceri, nipoti, nuore, cognati, figli, cugini e fidanzatini in rodaggio – messo in campo per sfornare 10 giorni unici. Gli anziani hanno forse patito le mattinate in solitaria sotto il patio, i teen gli orari un po’ militareschi per farci stare tutto (militareschi alla maniera di Sturmtruppen: nessuno si alzava prima delle 9). Noi, generazione di mezzo, abbiamo abbozzato e amato tutto: gli schiamazzi in piscina, i libri iniziati e lasciati a metà, il tempo rubato a un pisolino. Felici comunque. Malgrado le zanzare e il mal di schiena. Il caffè freddo del secondo turno e le mutande sparse ovunque, a ricordarci che almeno in vacanza le regole si rompono e i genitori tacciono. Così alla fine ho capito due cose. Che la famiglia è la cosa più bella: più del mar dei Caraibi, più della Route 66. E che non esisterebbe la generazione sandwich se tutti si dessero una mano, come si faceva tanto tempo fa. Che poi neanche tantissimo. Infatti le nostre mamme mica se lo ponevano il problema dei nonni. Si stava insieme tutto l’anno. E a ferragosto, liberi tutti.

Scrivete a Maria Elena Viola, direttore di Gioia!: direttoregioia@hearst.it