È come una si immagina siano fatti i divorzi hollywoodiani in assenza di Gwyneth Paltrow: clamorosamente inconciliabili. A fine maggio, Amber Heard accompagnò all'istanza di separazione da Johnny Depp una colorita denuncia di violenze domestiche con minaccia di filmini. Il giudice concesse un provvedimento restrittivo, e fissò la deposizione all'inizio di agosto. 

Dice lui: dopo infiniti tentativi di trovare un accordo economico, il giorno convenuto Heard si è presentata con quasi due ore di ritardo, e ha strillato che non voleva rispondere alle domande. Dice lei: dopo gli infiniti tentativi di Depp di evitare il confronto giurato, quella mattina lei si è presentata in orario, ed è rimasta fino a sera ad aspettare che gli avvocati si degnassero di interrogarla. Comunque: niente. 

C'è voluta un'altra settimana per farla parlare, e non sapremo mai cosa ha detto. Perché prima è comparso un video di Johnny ubriaco che sbatte alcuni sportelli; poi certe foto di lui che con un dito sanguinolento sporco di vernice blu scrive su uno specchio che Amber è una ragazza facile. Abbastanza sgradevole – ancorché non criminale – da rendere necessario un investimento in privacy. Così, alla vigilia del processo, le parti hanno trovato un accordo. 

Dice lei: nessuno si è fatto male. Dice lui: nessuna voleva guadagnarci dei soldi. Dicono entrambi: è stata una grande passione, giusto un po' irascibile. Costo dell'operazione: 7 milioni di dollari (ma lei li ha dati tutti in beneficenza, dice). È come una si immagina siano fatti i divorzi hollywoodiani in presenza di avvocati: finanziariamente memorabili.