Questa è la storia di Meredith e Melania e Michelle, che modernizzarono la candidatura Trump rendendola un affare di donne. Al congresso democratico del 2008, l'aspirante first lady Michelle fece un discorso in cui parlava dei valori degli Obama (lavoro duro, rispetto della parola data) e di quello che insegnavano alle figlie. Dal suo discorso al congresso repubblicano della scorsa settimana, abbiamo appreso che Melania Trump ha gli stessi valori e la stessa sintassi: non ha solo detto le stesse cose, le ha dette con frasi identiche. 

Mentre i programmi comici americani banchettavano con quell'insperato dono (non solo la moglie di Trump copia un discorso, ma lo copia dalla first lady che Trump più dice di odiare), i dirigenti repubblicani si dividevano in: chi diceva che non era affatto copiato, e se dite di sì è perché siete clintoniani; chi diceva che bisognava licenziare l'autore del discorso; e persino uno che, tutto serio, sosteneva che, se Melania aveva copiato Michelle, allora Michelle aveva copiato Mio Minipony, giacché quella cosa del lavorare duro per i propri sogni lui l'aveva sentita lì. 

Finché è arrivato il sacrificio di Meredith McIver, oscura collaboratrice: s'era appuntata delle frasi di Michelle che Melania (che la ammira tanto!) le aveva declamato, e poi le ha usate uguali spiccicate e insomma è colpa sua (ci ha però rassicurato: i Trump non l'avrebbero licenziata). 

Non ha invece detto niente la vera plagiata, che non è Michelle ma Sarah Hurwitz. Quello fu il primo discorso che scrisse per Michelle: per tutte le primarie, Sarah era stata l'autrice di Hillary. Se fino a un attimo prima hai lavorato per la Clinton, il tuo sarà un discorso un po' clintoniano. Se otto anni dopo lo copiano, vuol dire che i Trump non ce l'hanno con Hillary, anzi: vorrebbero essere lei.