Tutte le mie amiche sono magre. Taglie 40 dal tignoso mantenimento. Tre giorni di digiuno per ogni volta che si concedono una pizza (e comunque ne mangiano mezza, quella volta). Settimane di detox neanche dovessero presentare Sanremo e non, al massimo, presenziare alla recita scolastica dei figli.

Tutte le mie amiche sono d'insuccesso. Nessuna è la migliore nel suo campo professionale, e nessuna fa quelle vite invidiabili che fanno le star su Instagram. Le mie amiche s'infliggono le privazioni alimentari di Gisele, per poi, con la loro faticosa 40, fare la vita della signora Pina Fantozzi.

Nessuna, credo, ha realizzato i propri sogni di bambina. A meno che il sogno non fosse «essere la più magra del gruppo delle mamme che aspettano i figli fuori dalla scuola elementare di Rogoredo», invece che più banali «ballerina», «astronauta», «capo del mondo» (io sognavo «moglie di miliardario»: ero una bambina così sciocca da ritenerla un'occupazione di tutto riposo).

La signora Carter, nata Beyoncé Knowles, ne ha realizzati almeno due: moglie di miliardario e capo del mondo. La settimana scorsa ha portato il suo dominio a Milano. Il giorno dopo, nelle conversazioni che m'è capitato di origliare, nessuna domandava cos'avesse cantato o quanto fosse faraonico l'impianto scenico. Chi non era andata al concerto chiedeva a chi c'era: era cosciona, vero?

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Beyoncé on stage durante un concerto.

Mi sono domandata come tradurre il quesito: cosa stavano chiedendo davvero? La conferma ai loro timori, cioè che la più rilevante star globale metta lo zucchero nel caffè? O invece la consolazione parziale: sì, è grossa ma è perché è muscolosa, è alta, è un'atleta, mica è così di successo pur essendo – santo cielo – sovrappeso. Che risposta volevano?

Non lo so, ma ero molto sollevata ogni volta che qualche spettatrice confermava: sì, coscionissima. Vedevo un luccichio negli occhi delle 40: il luccichio di chi, la sera, si sarebbe concessa una pizza intera. Tanto, se metteva su un etto, poteva sempre proclamarsi la Beyoncé di Lambrate.