Il 14 luglio verranno annunciate le candidature agli Emmy, i più importanti premi della tv americana. A quel punto saranno tre settimane che in Italia va in onda Billions (su Sky Atlantic, da martedì 21 giugno), e saremo quindi pronte a fare il tifo e a scandalizzarci se la miglior serie televisiva dell'anno non dovesse avere tutti i riconoscimenti che merita. 

In particolare, io vorrei un premio per Paul Giamatti, che interpreta il procuratore distrettuale sposato con la psicologa aziendale di un fondo d'investimento i cui broker è determinato ad arrestare in blocco. Non bastasse il problema di voler mandare in galera l'intero ufficio della moglie, c'è il dettaglio che da quella moglie gli piace farsi frustare, ed è meglio che non si sappia in giro.

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Damian Lewis in una scena di Billions.

Ah, c'è anche il problema che forse il proprietario del fondo d'investimento (Damian Lewis, favoloso qui almeno quant'era insopportabile in Homeland) è un po' innamorato della psicologa aziendale. E poi c'è che, prima di essere il multimiliardario finanziere che è ora, era un ragazzo povero. E ha sposato una ragazza povera, una che non esita a minacciare come una teppista di periferia chiunque si metta in mezzo. Il vero scontro di civiltà: quello tra teppisti miliardari e procuratori il cui problema, crescendo, era che papà era troppo ricco. 

Vorrei un premio per Giamatti, anche solo per la scena in cui fa un tale cazziatone a uno che non ha raccolto la cacca del cane al parco che quello alla fine la raccoglie a mani nude. E ne vorrei uno per Karyn Kusama, la regista della puntata in cui c'è la mia scena preferita: due broker vogliono far sapere in giro che sono in rotta e allora, in una stanza dalle pareti di vetro, si spintonano e fanno le facce di chi si urla contumelie, così che tutti sappiano; ma in realtà si stanno bisbigliando «Ti voglio bene come a un fratello».

Soprattutto vorrei un Emmy speciale per la serie più educativa dell'anno. Quella che, tramite Lara e Wendy, la moglie del broker e quella del procuratore, ha meglio spiegato alle attrici lagnose – quelle che vogliono ruoli importanti, mica ruoli da moglie – che fare la moglie è un ruolo tutt'altro che secondario. Semmai sono i mariti a dover avere il complesso dei non protagonisti.