C'è tutta l'anima del mare nei gesti antichi dei pescatori che ancora partono dalle banchine di Camogli, di Monterosso alle Cinque Terre e di tutta la Liguria per la pesca delle acciughe. Cantate da Fabrizio De André nel racconto dell'eterna lotta tra l'uomo e il mare («Le acciughe fanno il pallone che sotto c'è l'alalunga, se non butti la rete non te ne lascia una») e narrate da Nico Orengo nel poetico Il salto dell'acciuga (un affascinante viaggio dal sapore antico dalla Liguria al Piemonte, sulle vie del sale e sulle tracce degli acciugai della val Maira), le acciughe qui sono ancora il "pan do mâ", il pane del mare, e l'estate - a cominciare, secondo la tradizione, dal 29 giugno, il giorno di San Pietro - è la stagione in cui la pesca è più abbondante. Basta osservare il mare, nelle sere e nelle notti estive, illuminato dalle lampare, le luci montate sulla barche per attirare le acciughe in superficie. Nel buio sembrano grandi lucciole.

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La spiaggia di Monterosso.

Alla scoperta delle acciughe di Monterosso

Tradizioni che sopravvivono con fatica e strenua resistenza ma che forse sfuggono alla gran parte dei turisti affamati di selfie che affollano la Liguria, e in particolare le Cinque Terre (dove si inizia a invocare il numero chiuso per regolamentare lo straordinario affollamento nei paesi, sui sentieri e le spiagge di un territorio tanto fragile; nella foto in alto, la bellissima Vernazza). Eppure, è un privilegio poter ancora osservare i pescatori che sbarcano le cassette piene di pesce e l'antica pratica della salagione: le acciughe - ma solo quelle sufficientemente grandi e sode - vengono pulite e poi messe sotto sale nelle caratteristiche arbanelle, vasi di vetro rotondo su cui viene posto un peso (spesso un grosso sasso di mare) dove restano a stagionare per 40/60 giorni al buio. È così che nascono le acciughe sotto sale, uno dei prodotti più tipici e genuini della Liguria, da consumare come usa qui, lavate e dissalate, stese su un piatto e condite con olio, origano e aglio.

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Se è vero che l'acciuga è un pesce amatissimo in tutta la regione, cucinato in mille modi, tutti deliziosi (provate lo street food di mare per eccellenza, un cartoccio di acciughe fritte) è anche vero che le acciughe di Monterosso, alle Cinque Terre, sono famose per essere particolarmente saporite e delicate grazie a diversi fattori, tra cui la diversa salinità del mare: e se i veri pescatori come Beppe sono rimasti pochi (più sotto vi raccontiamo come uscire in mare con lui), la cucina locale non può fare a meno di questo pesce povero ma delizioso, glorificato nelle tante sagre estive, che culminano nella Sagra dell'acciuga salata di Monterosso al mare (nel 2017 si tiene sabato 16 settembre dalle ore 12, prolocomonterosso.it).

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Cosa vedere oltre le Cinque Terre: tutto il bello del Golfo dei Poeti

Se le Cinque Terre non hanno bisogno di presentazioni, val la pena partire da qui per scoprire angoli e borghi del territorio meno presi d'assalto dal turismo di massa ma ugualmente pittoreschi, e talvolta più autentici (sempre senza dimenticare che in Liguria oltre le spiagge c'è tantissimo da vivere e scoprire, in tutte le stagioni). A cominciare da quelle spiagge e calette, spesso le più amate dai liguri stessi, da guadagnarsi con un po' di fatica, spesso su sentieri e scalinate scoscesi, ma che valgono la camminata (per le calette delle Cinque Terre informatevi prima di incamminarvi poiché alcune, come la spiaggia del Guvano, sono attualmente chiuse per rischio idrogeologico così come alcuni sentieri; per info aggiornate e cartine: parconazionale5terre.it). Prima tappa, facile, la bella spiaggia del Gigante di Monterosso, dove amava sedersi Eugenio Montale: dominata da una scenografica e decadente statua di 14 metri in cemento armato aggrappata alle rocce costruita nel 1910, si trova a due passi dalla spiaggia di Fegina (quella con lo scoglio al centro), a ridosso del porticciolo. Da riscoprire anche Framura, che fa parte del territorio del Parco delle Cinque Terre ma è meno turistica e più appartata: raggiungete la spiaggia di Porto Pidocchio lungo la ciclopedonale, si tratta di una caletta di ciottoli a ridosso di una parete rocciosa, piccola e in ombra la mattina presto e il tardo pomeriggio, ma il mare che troverete vale veramente la pena.

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La chiesa di Portovenere.

Ma è volgendo lo sguardo a Levante, oltre la fiabesca Portovenere amata da Lord Byron, con la chiesa di San Pietro a picco sul mare (arrivateci in bus dalla Spezia o in battello, ne vale la pena per l'impagabile vista dal mare, parconaturaleportovenere.it) e la verde isola Palmaria che le sta di fronte (patrimonio dell'umanità Unesco, offre sentieri, grotte e mare indimenticabili, si raggiunge con i battelli della Cooperativa Barcaioli Portovenere, da cui potete anche noleggiare canoe, isolapalmaria.it e barcaioliportovenere.com), che vi attende la vera sorpresa: l'inaspettata e spesso misconosciuta bellezza del Golfo dei Poeti, così battezzato perché la sua bellezza ammalia da sempre letterati e artisti, da Dante a Shelley, passando per D'Annunzio, George Sand e lo stesso Byron, a cui è dedicata una grotta. Al centro c'è La Spezia, ma soprattutto le piccole borgate marinare come Cadimare, Fezzano, Le Grazie: via dalla pazza folla, sono borghi da scoprire con le loro caratteristiche case colorate, l'autentica vita ligure e piccole spiagge dove fermarsi a fare il bagno. All'estremità orientale del Golfo, quasi a fare da contraltare a Portovenere, il borgo medievale di Lerici con le sue spiagge e l'imponente castello di San Giorgio e i borghi tutt'attorno, incastonati tra gli scogli, il mare bellissimo e i pini, nascosti come segreti ben custoditi: raggiungete a piedi San Terenzo, con la villa Magni che ospitò Shelley sul promontorio di Marigola e la Baia Blu, per poi dirigervi a Fiascherino e dalla spiaggia in località Treggiano, che si raggiunge grazie a una scalinata (come molte da queste parti), godervi la vista del borgo di Tellaro, con la chiesa che si protende verso il mare. Tellaro, che è la frazione più orientale del comune di Lerici, è un piccolo borgo e incantevole borgo marinaro arroccato sugli scogli, uno dei luoghi che la Liguria quasi "nasconde", come se avesse pudore delle sue bellezze, ma che merita di essere scoperto per la sua magia. Fermatevi alla Locanda Miranda, aperta dal 1959: oltre a stanze arredate perlopiù con mobili antichi con una vista spettacolare sul golfo, offre un ristorante accogliente come un salotto dove gustare una cucina esclusivamente a base di pesce freschissimo, con un menu che varia in base alla disponibilità del pescato giornaliero (locandamiranda.it). Il vero sapore della Liguria. A chilometro zero.

In mare con il pescatore

Abbandonate per un giorno il sovraffollamento di spiagge e sentieri delle Cinque Terre e uscite in mare con un vero pescatore: il pescaturismo è tra le forme di turismo sostenibile una tra le più amate e regala uno scorcio di autenticità anche alla più balneare delle vacanze. A Monterosso per esempio c'è Beppe, che a prosegue la tradizione di famiglia ma si spende assieme alla cooperativa di pescatori, di cui è stato uno dei fondatori, per «difendere la pesca tradizionale» e trovare un equilibrio tra «le necessità del pescatore e quelle del mare». Beppe propone uno o più giorni a bordo della sua barca, il Rici: giornate di pesca "come una volta", uscite in notturna ma anche escursioni su misura ai villaggi e alla costa delle Cinque Terre e l'ospitalità con prima colazione in una stanza di charme nel cuore di Monterosso per soggiorni di più giorni (monterossopescaturismo.org).

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I liguri le acciughe le mangiano qui

Per gustare uno dei piatti più tipici delle Cinque Terre e del Golfo della Spezia, le acciughe (fritte, marinate, ripiene, sotto sale come antipasto accompagnate da pane e burro o condite alla ligure), ma anche altri piatti della tradizione, dai muscoli (il nome ligure delle cozze) alla marinara o ripieni fino alla sempiterna mesciua, deliziosa zuppa di legumi e cereali, in zona i locali tipici, dai ristoranti alle osterie, non mancano. Ecco alcuni tra quelli in cui, oltre agli immancabili turisti, seduti a tavola troverete anche gli spezzini e, nel piatto, la pesca a km zero.

Il Tritone. Al Fezzano, frazione di Portovenere, sedie legno e vetrate affacciate sul mare per un ristorante che serve piatti a base di pesce freschissimo incastonato sulla splendida costa di Portovenere (iltritone.eu).

Antica osteria da Caran. Locale storico, una vera istituzione alla Spezia (esiste da circa 150 anni), perfetto per gustare i piatti della tradizione: dai muscoli alla marinara alla mesciua, fino alle trenette al pesto e allo stoccafisso con patate e olive (osteriadacaran.com).

Osteria all'Inferno. Porzioni abbondanti di piatti spezzini a prezzi contenuti servite in un locale caratteristico, un'ex cantina con volte di mattoni e intonaci grezzi (via Lorenzo Costa, 3, La Spezia, tel. 0187/29458).

La Marinara. Alle Grazie (frazione del comune di Portovenere e borgata marinara) una pizzeria che mette in tavola pane fatto in casa, ottimo pesce e qualche piatto sardo (via Libertà, 14, Portovenere, tel. 0187/790076).

Elettra. Ristorante caratteristico a Portovenere, di fronte al porto: ottimi piatti di pesce (grigliate, frittura, spaghetti allo scoglio, tagliolini ai frutti di mare) e buon rapporto qualità prezzo (Calata Doria 42, tel. 0187/792215).

Il Centro. Nel caratteristico borgo di Cadimare, specialità marinare a base di pesca locale con vista sul porticciolo: celebratissimi i paccheri alla gallinella (trattoriailcentro.net).

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