Gli svizzeri non hanno tutti i torti: se c'è qualcosa che oggi giorno affligge l'animo peggio dell'agosto in città, beh quello è l'agosto in città con davanti agli occhi le foto social di amici e conoscenti che se la godono in vacanza. E magari proprio in una delle mete più cool del 2017. Certo è, invece, che non succederà a chi si trova a Bergün, in Svizzera, paesino a 1376 metri ai piedi del Passo dell'Albula e trionfante di paesaggi pittoreschi, con tanto di Ferrovia retica, patrimonio Unesco, che lo rende perfetto per chi predilige le vacanze slow. Qui, infatti, tra montagne, alberi, prati, fiori, deliziose casette e animali liberi, l'atmosfera è davvero fiabesca, ma al visitatore incantato e pronto ad estrarre il proprio smartphone per una foto da postare al volo su Facebook, Twitter, Instagram o Whatsapp, così da far invidia agli amici, beh la pratica è assolutamente vietata. Sì, perché il Comune montano ha emanato un divieto generale di fotografare il paesaggio, attraverso una compatta assemblea comunale con 46 voti a favore e due contrari. La motivazione? «È scientificamente risaputo che le belle fotografie scattate durante le ferie e condivise poi sui social media fanno sentire infelice chi le osserva e non può trovarsi nei luoghi raffigurati», hanno comunicato le autorità locali.

paesino svizzero vieta fotopinterest
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Se da un lato, quindi, pare che Instagram possa essere d'aiuto a chi soffre di depressione, dall'altro ci sono scuole di pensiero, come questa svizzera, che al contrario vedono nell'invidia da social una probabilissima causa di tristezza. E infatti da Bergün spiegano: «Non vogliamo rendere tristi con foto dei paesaggi le persone al di fuori del nostro Comune – dice il sindaco Peter Nicolay – le invitiamo piuttosto a visitare e vivere personalmente il nostro paese». E no, non si tratta solamente di una gag pubblicitaria. Le autorità comunali sono infatti determinate a far rispettare il divieto: per i trasgressori è prevista una multa di 5 franchi, l'equivalente di circa 4,60 euro e a controllare che nessuno trasgredisca ci penseranno i poliziotti della locale Guardia Civile. Su tutto il territorio, inoltre, sono già stati installati una dozzina di cartelli di divieto di fare foto.

Certo, forse il metodo svizzero è un po' estremo, ma restituisce in pieno una sensazione che sentiamo come sempre più diffusa, ovvero che lo scopo ultimo dei social network non sia tanto la condivisione, quanto il tentativo, più o meno timido, di creare negli altri quello che i romani chiamano rosicamento. E questa sì che dovrebbe essere una prospettiva da ribaltare, in chi scatta ma anche in chi guarda.