La Sardegna è, senza dubbio, una delle mete preferite per il turismo estivo: spiagge splendide, paesaggi del tutto particolari, costruzioni (come i nuraghi, per esempio) che tolgono il fiato e cibo che non ha eguali. Come tutte le località turistiche, però, si corre il rischio di tralasciarne il cuore per seguire le vie (tanto, troppo) battute delle vacanze. Un rischio che diventa quasi un peccato, considerata la peculiarità della terra di cui stiamo parlando. Per questo ci è sembrata particolarmente interessante e intrigante la guidaIl giro della Sardegna in 501 luoghi, scritta da Gianmichele Lisai e Antonio Maccioni e in libreria, edito da Newton Compton. Il sottotitolo anticipa quel che si troverà all'interno: L'isola come non l'avete mai vista. E in effetti c'è tanto da scoprire grazie alle indicazioni date da Lisai e Maccioni.

La guida è divisa in 12 sezioni che propongono varie tappe organizzate intorno a un tema principale in modo che ognuno possa trovare la propria Sardegna. Si va dai luoghi dell'archeologia, della storia e della leggenda a quelli della religione e delle ricchissime tradizioni, fino all'arte, alla letteratura, al cinema e alla musica. E poi non poteva certo mancare la natura, splendida e maestosa. E che dire del cibo? Si presentano anche i luoghi dello sport e, ovviamente, quelli turistici. Insomma, veramente per tutti i gusti.

Incuriositi, abbiamo rivolto qualche domanda a Gianmichele Lisai e Antonio Maccioni per farci fare una guida personalizzata alla Sardegna. Scopri tutto ciò che è imperdibile, secondo loro, di quest'isola.

Gianmichele Lisai – Antonio Maccioni, Il giro della Sardegna in 501 luoghipinterest

La Sardegna per molte persone è sinonimo di turismo per antonomasia. Eppure i luoghi in cui ci si reca sono spesso gli stessi: ci suggerite tre destinazioni poco note della Sardegna che meriterebbero di essere meta di vacanze?

Antonio: La Sardegna è un posto magico soprattutto in primavera ma, ancora prima, il carnevale è una buona occasione per riscoprirne un lato insolito. Penso in particolare a quello di Bosa: il Martedì Grasso ci si veste completamente di nero e si gira per le strade del centro rievocando il tradizionale lamento funebre, alla ricerca di un goccetto di latte per un bimbo che muore. È un carnevale drammatico ma anche malizioso, dove le allusioni sessuali sono sempre evidenti sullo sfondo e non solo. Oppure si faccia un tour per le miniere dismesse nel Sulcis e nel Medio Campidano, magari durante il Birras, il festival delle birre artigianali che si tiene presso il cantiere di levante di Montevecchio, optando certamente per un sonnellino nella vicina spiaggia di Gutturu prima di ripartire più freschi di primo mattino.

Gianmichele: Il Birras, sì, che ora c'è la moda e ben vengano le varie manifestazioni analoghe che stanno emergendo, ma loro sono partiti più di dieci anni fa, quando ancora di birre artigianali sarde si parlava poco, e mi pare un meritato tributo. Aggiungerei, come terza destinazione, qualche villaggio abbandonato. Ce ne sono molti, tutti molto suggestivi e legati a storie affascinanti. Direi di iniziare con Gairo vecchio, in Ogliastra, con la sua aria spettrale (non a caso è noto come paese fantasma). Fu abbandonato nel 1951, in seguito a un'alluvione, e ricostruito appena più in alto con nome Gairo Sant'Elena, anche se vi fu una sorta di diaspora quindi la popolazione si divise in tre, dando così origine anche ad altri due centri: la frazione di Gairo Taquisara e, verso la costa (quelli che forse preferivano il mare), il comune di Cardedu.

Nella prefazione al libro si legge: «Riscoprire angoli prima mai raccontati o ritornare ancora una volta a dirli – per chi, come noi, sulla Sardegna ha già scritto molte pagine in questi anni – ha significato imparare a vederli con occhi nuovi, soprattutto e prima di tutto per noi stessi». A tal proposito, allora, chi è il turista ideale della Sardegna?

Antonio: Non c'è un turista ideale per la Sardegna, è una terra premurosa che accoglie tutti. E questo non è amor di patria: la storia, la cultura, i racconti popolari di un glorioso passato che rendono magici certi luoghi, le bellezze naturali, le spiagge da sogno, tutti gli angoli sperduti e incontaminati da riscoprire in autonomia, dove però a un tempo non mancano i villaggi turistici e i soggiorni organizzati, il buon cibo e il buon bere. Chi non vorrebbe almeno un giorno nella vita risvegliarsi in Sardegna?

Gianmichele: Già, c'è un libro molto noto, almeno sull'isola, scritto da Marcello Serra verso la fine degli anni Cinquanta, più volte ripubblicato e aggiornato anche a distanza di molti anni. Si intitola Sardegna, quasi un continente, perché davvero l'isola è quasi un continente che offre infinite possibilità. Prendiamo un turismo di settore come quello sportivo: a Isili, nel sud, arrivano appassionati di free climbing da tutto il mondo, così come nel canyon di Gorropu, nel Supramonte tra Orgosolo e Urzulei; i surfisti si riversano in Gallura, a La Marinedda, presso Isola Rossa, o a Porto Pollo, tra Palau e Santa Teresa; o che ne so… in Sardegna è possibile addirittura sciare, per quanto gli impianti di Fonni non siano paragonabili a quelli di Cortina.

Antonio Maccioni  e Gianmichele Lisaipinterest
Gloria Delitala
Antonio Maccioni (a sinistra) e Gianmichele Lisai (a destra).

Non possiamo non parlare di spiagge, di cui la Sardegna è ricca: la più romantica, secondo voi?

Antonio: Prima di arrivare allo Scoglio del Genovese, a S'Archittu, nel territorio di Cuglieri, piccolo centro del Montiferru, un arco di roccia si eleva fino a 15 metri di altezza. È probabilmente una grotta sventrata da millenni di erosione. C'è un momento preciso nel mese di luglio in cui, dalla spiaggetta che gli sta di fronte, è possibile ammirare il sole che si tuffa sonnolento nell'acqua, attraverso l'arco di roccia, nell'ultimo momento del tramonto. È uno spettacolo di luci incredibile.

Gianmichele: Come sei romantico Antonio… Io avrei suggerito qualche angolo della Valle della Luna a Capo Testa. Che negli anni Sessanta ci viveva una comunità hippie che praticava l'amore libero… con e senza tramonto.

Direi che un tour della Sardegna in chiave femminile non possa non partire dal Museo di Grazia Deledda, a Nuoro. Siete d'accordo? Altre tappe di tour del genere?

Gianmichele: Oltre la citata casa museo di Nuoro, sempre legati a Grazia Deledda sono Galtellì, paese che ispirò all'autrice la Galte di Canne al vento, e Lollove, borgo abbandonato che corrisponde alla Aar del romanzo La madre, da cui Monicelli trasse il film Proibito, con Amedeo Nazzari (che per altro era nativo di Cagliari, cosa non a tutti nota), che lanciò una giovanissima Lea Massari e che fu girato sì in Sardegna ma nel sassarese. Un quarto luogo importante è la chiesetta della Madonna della Solitudine, sulla strada per il monte Ortobene, da cui deriva il romanzo La chiesa della solitudine. In questo piccolo santuario nel 1959 furono trasferite le spoglie della scrittrice, fino a quel momento sepolta a Roma al Verano. In «chiave femminile», al di là dell'importanza del personaggio, per ciò che ha fatto, negli anni in cui lo ha fatto (è stata tra le pochissime donne a vincere il Nobel in oltre un secolo di vita del premio), Grazia Deledda ha spesso descritto nei suoi libri figure femminili molto forti e autorevoli, e non di rado in contrapposizione con figure maschili deboli e inette.

Antonio: Curioso è il ruolo avuto dalle donne nelle tradizioni religiose: a Cabras c'è ancora oggi il corteo delle scalze ad accompagnare coi costumi locali il piccolissimo santu Srabadoeddu. Si dice persino che un tempo S'accabbadora fosse una misteriosa e segreta figura femminile presente nei paesi per aiutare i sofferenti a morire: il museo Galluras di Luras dice di conservare l'ultimo mazzolu, il martello in olivastro utilizzato dalla donna per dare l'eterno risposo.

La Sardegna nel piatto, tra seadas, su casu marzu, panada e via dicendo: quali sono i piatti sardi da non perdere per nessun motivo?

Antonio: Tutti ma proprio tutti i piatti a base di pescato del posto purché anticipati da un bicchiere abbondante di Malvasia di Bosa doc.

Gianmichele: Io che sono un po' populista, dato il diffuso clima antieuropeista che si respira, consiglierei – anche per il gusto del proibito – il citato su casu marzu, ovvero il formaggio con i vermi, ancora oggi vietato dalle normative comunitarie: un formaggio bandito che si trova solo al mercato clandestino. Stessa sorte fino al luglio del 2013 era toccata allo Zimino sassarese (da non confondersi con gli omonimi piatti a base di pesce), che consiste in una succulenta arrostita di frattaglie varie.