“Tutti i grandi sono stati bambini una volta, ma pochi di essi se ne ricordano” scriveva Antoine de Saint-Exupéry e in effetti i ritmi travolgenti in cui viviamo lasciano ben poco spazio ai ricordi e ai riti dell’infanzia. Una mostra può però farci rivivere gli spazi e ammirare gli oggetti di uno dei luoghi per eccellenza dedicati ai bambini: l’asilo. Stiamo parlando di “Giuseppe Terragni per i bambini. L’Asilo Sant’Elia”, alla Pinacoteca Civica di Como fino al 6 gennaio 2019. Un progetto dedicato a uno dei più importanti protagonisti dell’architettura contemporanea, il padre del Razionalismo italiano: Giuseppe Terragni. L’architetto comasco ha progettato edifici, come per esempio la Casa del Fascio di Como, considerati pietre miliari dell’architettura moderna europea. Chiunque abbia visitato Como almeno una volta nella vita, non ha potuto non notare quell’edificio dalle forme rigide, quadrate, eppure estremamente luminose, di una modernità eccezionale per l’epoca.

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Il progetto dell’Asilo Sant’Elia, realizzato nel 1936 e tuttora in uso dalla comunità, ha qualcosa di rivoluzionario. Si tratta di un edificio ampio, a un solo piano completamente immerso nel verde e spalancato verso la luce e la natura. Un luogo per i bambini, certo, ma anche un progetto sociale per liberare la donna dalla sudditanza domestica e “dare ai piccoli un ambiente sano, igienico, aperto al verde, al gioco, all'educazione” come si legge nella relazione al progetto. E tutto questo non nei quartieri alti, ma in periferia, in un sobborgo operaio. Terragni concepì un luogo a misura di bambino, spazi ampi dotati di tutto ciò che non si poteva trovare in una normale casa, ma allo stesso tempo accoglienti, familiari, realizzati in nome di due principi basilari e imprescindibili: il gioco e la crescita. L’asilo di Terragni si inserisce come punto di rottura tra il passato e la nuova pedagogia di Maria Montessori, Jean Piaget e Rudolf Steiner, diventando un punto di riferimento per l’architettura dell’infanzia di tutta Europa.

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Life

L’idea della mostra nasce dal ritrovamento nei depositi della Pinacoteca e dell’asilo di arredi realizzati su disegno dello stesso Terragni oppure da lui scelti tra quelli di aziende specializzate: banchi, sedute, armadietti, lampade, tende, oggi visibili al pubblico dopo un attento lavoro di restauro. Oltre a presentare schizzi, documenti fotografici e progetti che testimoniano le fasi della realizzazione dell’edificio, la mostra intende ricostruire quelli che erano gli ambienti dell’epoca: le aule, gli spazi destinati al gioco, l’infermeria, il refettorio, con i relativi oggetti, alcuni dei quali hanno fatto la storia del design, come per esempio le sedie. Furono infatti tre le tipologie di sedute, tra cui la Lariana, e la poltrona Benita, poi riprese e riprodotte in serie negli anni Settanta da due grandi grandi nomi del design italiano, Cassina e Zanotta. Un aspetto, quello dell’arredamento dell’asilo, molto importante per Terragni, che concepiva le sue architetture come “opere d’arte totali”, luoghi non solo per vivere, ma per vivere meglio.