«Papà uffa, lo dovevo prendere io il telecomando della tv».

«Chi ce l'ha?»

«Mio fratello». 

«E' sempre in anticipo. Mentre tu dici una cosa lui l'ha già fatta». 

«Non è giusto». 

«In effetti no, però tu lo devi precedere e prenderlo in contropiede». 

«Mica stiamo facendo una partita di calcio?»

«E' un modo per dire che devi arrivare prima alle cose a cui tieni». 

«Come faccio?»

«Non anticipare le tue idee, non far precedere un'azione dalla descrizione di ciò che farai». 

«Ma se poi quella cosa non la posso fare?»

«Ci sarà qualcuno a dirtelo». 

«Papà allora te lo dico in un orecchio cosa voglio fare così lui non sente».

«Va bene, ma sappi che ci sono delle cose che proprio non conviene fare in anticipo».

«Tipo?»

«Pagare e morire».

Il mio secondo figlio, in quel tentativo utopistico di essere primogenito, cerca sempre di precedere qualsiasi azione del fratello.

Ma quando si gioca d'anticipo serve tanta energia: non sempre ne vale la pena.

Sicuramente è fatica sprecata anticipare i tempi dei bambini permettendogli di diventare grandi prima del solito. Invece capita spesso nei vestiti, nel linguaggio, nei discorsi di vedere uomini e donne in miniatura, e non teneri e innocenti ragazzini.

Basterebbe ogni tanto anticiparli dicendo: «Non è una cosa che si fa alla tua età» oppure «Ricorda che sei un bambino e non un adulto». La colpa è sempre nostra, anche quando stressiamo i nostri figli a rispondere prima degli altri per fare bella figura, per dimostrare di essere più bravi.

«Papà, c'è qualcosa su cui ti sei anticipato?»

«Purtroppo sul pagare le tasse e per fortuna quando mi sono sposato».

«Per fortuna?»

«Sì perché se facevo tardi pure quel giorno avrei di sicuro firmato in anticipo le carte del divorzio».