«Bambini chi ha preso l'acqua dal frigo e non l'ha chiuso?»

«Papà è stato lui». 

«Non parlare tu che non ti sei degnato neanche di alzare la carta che ti è caduta mentre facevi merenda». 

«L'ha alzata mamma». 

«Sì, ma potevi farlo anche tu. Hai aspettato che qualcun altro lo facesse al tuo posto».

«L'ho dimenticata».

«Non ci credo, la tua è stata una vera omissione».

«Cosa?»

«Non hai fatto intenzionalmente una cosa che avresti potuto fare, l'hai tralasciata.". 

«Pensavo non facesse niente».

«Questo è il modo di pensare di chi trascura le cose, di chi è negligente. Se hai un compito, se sai di poter fare una cosa non puoi far finta di niente, perché la tua inadempienza ha delle conseguenze sugli altri».

«Che può succedere per una cartaccia lasciata per terra o un frigo non chiuso?»

«Non sono tragedie contro l'umanità certo, ma perché qualcuno lo deve fare al tuo posto? Perché non puoi stare attento ed essere meno superficiale?»

«Io sono solo un bambino». 

«Io solo un genitore per cui se non ti dicessi quello che è giusto fare o come comportarti sarei negligente.».

Ogni tanto faccio un bilancio del mio essere padre e mi accorgo che mi capita di evitare volontariamente di fare qualcosa con loro. Il motivo dell'omissione è sempre valido: una volta avevo troppo lavoro, un'altra ero troppo stanco, un'altra ancora era troppo tardi o loro troppo piccoli. Quando invece evito di fare delle cose per i miei figli è per paura, per pigrizia, per la montagna di burocrazia da sbrigare, per il giudizio degli altri, per le conseguenze.

Questi sono gli stessi ragionamenti che fa anche chi non presta soccorso, chi non denuncia, chi sente il vicino maltrattare i figli o la moglie e fa finta di niente, chi non svolge il proprio dovere come dovrebbe.

«Papà però l'altro giorno hai dimenticato di proposito di fare una cosa importantissima».

«Davvero, cosa?»

«Non mi hai comprato le figurine e il sabato è d'obbligo».